Intesa San Paolo e l’Ops su Ubi, Gros Pietro: «Il mercato ha reagito bene. Un valore per gli azionisti»
ROMA – Il mercato e il mondo finanziario in generale stanno accogliendo benissimo l’ipotesi di acquisto di Ubi da parte di Intesa San Paolo. «Noi siamo una banca ambiziosa». Risponde così Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa SanPaolo, a chi gli chiede se la banca si fermerà in questo scenario di consolidamento o se andrà avanti, dopo l’offerta su Ubi. «Il consolidamento – aggiunge poi – è imposto dal cambiamento del mercato, dalla tecnologia e dal desiderio dei clienti, che vogliono ottenere servizi sempre più efficienti e facili da usare. Questa è una necessità ineludibile». E ancora: «L’offerta lanciata da Intesa sp per Ubi banca vedo che è piaciuta al mercato e il mercato ha sempre ragione. Credo che la reazione del mercato abbia dato una misura del vantaggio che tutti gli azionisti ottengono da questa operazione».
Gros-Pietro e il resto del management non hanno avuto sentore che fosse in arrivo un’altra offerta per Ubi, come qualche indiscrezione di stampa ha svelato, e in particolare di Bnp. «No, non ne ho la minima idea», ha risposto ai cronisti a margine del comitato esecutivo Abi. Quanto all’accelerazione dell’offerta, proprio la sera della presentazione del piano di Ubi banca, «credo sia importante quando si fa un’offerta avere chiara la situazione sulla quale ci si sta muovendo e naturalmente – ha precisato – la valutazione di un documento importate come il piano chiarisce tutto». Al di là della reazione del mercato, però, spiega Gros-Pietro, «l’importante è che l’operazione porti valore a tutti gli azionisti e a tutte due le banche, a tutti coloro che lavorano nelle due banche, ai loro clienti, perché si troveranno una struttura più grande, con maggiori economie di scala», sottolinea il presidente di Intesa Sp. Così, quindi, avrà «maggiore capacità di fare quella transizione necessaria per l’uso delle nuove tecnologie e con un’ambizione molto più grande per quello che riguarda il servizio che si può rendere al Paese. In più, in tutto questo c’è un elemento che si può considerare positivo e che è l’omogeneità di cultura tra le due banche. Sappiamo che l’ostacolo potenziale nelle fusioni è sempre la differenza di cultura che può esistere tra due organizzazioni e qui non c’è. E questo è veramente un elemento di grande vantaggio».
L’offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca fa ripartire il risiko nel settore bancario. Una mossa a sorpresa che creerà valore per tutti, spiega il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che agli analisti assicura che la sua banca non ha nessuna intenzione di aumentare un prezzo che ci sembra già equo. L’operazione è stata accolta positivamente dalla Borsa con il titolo di Intesa, che ha avuto come advisor Mediobanca, che sale 2,4% a 2,6 euro e Ubi (+22,6%) a 4,28 euro. Per ogni 10 azioni di Ubi Banca portate in adesione all’offerta saranno corrisposte 17 azioni ordinarie di Intesa Sanpaolo di nuova emissione, valorizzando quindi Ubi 4,86 miliardi di euro. La cifra corrisponde ad un premio del 27,6% sui valori di Borsa di venerdì 14 febbraio pari a 3,3333 euro. L’operazione apre un «nuovo capitolo della storia di questo gruppo», ha aggiunto Messina. Dall’operazione nascerà la terza banca europea per capitalizzazione di mercato, che salirà a 48 miliardi di euro, e la settima per ricavi, a quota 21 miliardi, con impieghi per circa 460 miliardi di euro e 1,1 trilioni di euro di risparmio degli italiani in gestione. L’operazione non avrà nessun impatto per gli azionisti a cui Messina assicura un dividendo di 0,2 euro sul 2020, superiore a 0,2 euro sul 2021, con l’impegno, anche nel futuro, a mixare alte cedole e un solido capitale.