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Costa Mediterranea imbarca 870 persone a Mauritius: a Venezia il 10 aprile. Equipaggio protesta

TraghePORT LUIS (MAURITIUS) – L’equipaggio protesta. Seicentosei australiani, 14 americani, 28 inglesi, 39 francesi, 47 tedeschi, 15 spagnoli e 2 soli italiani. Sono alcuni degli 870 passeggeri imbarcati questa mattina a Port Luis, a Mauritius, sulla Costa Mediterranea, pronta a salpare domani, 15 marzo, per Venezia, dove arriverà il prossimo 10 aprile. Ottocentosettanta passeggeri ai quali è stata misurata la temperatura corporea ma che, di fatto, preoccupano l’equipaggio a bordo.

«Non capiamo la decisione della compagnia di far salire a bordo queste persone con una pandemia in corso – dicono alcuni membri dell’equipaggio – Abbiamo avuto una riunione con il comandante e con l’hotel director nella speranza che potessero rivedere la partenza, ma ci è stato risposto che non avrebbero potuto opporsi alla decisione della compagnia. Perfino il medico di bordo li ha messi in guardia sui pericoli che corriamo. Stiamo lavorando senza mascherine, i guanti stanno finendo e qualsiasi precauzione non basterebbe a risparmiarci da un contagio se anche solo una minima parte dei passeggeri imbarcati fosse positivo al coronavirus, seppur asintomatico».

Nei video girati dagli operatori a bordo, alcuni dei quali hanno deciso di non svolgere la propria attività per tutelarsi non entrando a contatto con i passeggeri durante i 20 giorni di navigazione, nei corridoi nessuno indossa la mascherina o un paio di guanti. «Noi siamo puliti e sani – spiega una ragazza dell’equipaggio – non possiamo esser certi delle persone che sono state fatte salire a
bordo e che ci resteranno fino al 10 aprile. Fino a ieri sera saremmo dovuti partire senza passeggeri. Ora siamo fermi al porto delle
Mauritius e partiremo domani sera alle 21. Oggi non avremmo dovuto imbarcare ma stamattina hanno deciso di far salire 870 passeggeri di nazionalità diverse per portarli in Italia. La nave è uno spazio chiuso. Se succede qualcosa abbiamo due dottori, tre infermieri e un solo macchinario per la respirazione: se si ammalano due persone una vive e l’altra no».

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