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Coronavirus, Ue: scuse e promesse Von der Leyen, Stefano Fassina, è un grande bluff

Fassi

ROMA – Governo, giornaloni allineati e europeisti a tutti i costi hanno beatificato l’intervista della Presoidente Von der Leyen, guarda caso pubblicata da Repubblica. Osanna al cielo, benedizioni papali, scetticismo da destra, ma anche da sinistra si alza qualche voce contraria. Per esempio Stefano Fassina su Facebook definisce la comunicazione della tedesca presidente della Commissione un grande bluff, e spiega il perché. Ecco le sue parole:

«È un grande bluff.
E’ diventata propagantistica la comunicazione della Commissione europea. Stamattina, nel suo intervento su La Repubblica, la Presidente Von der Leyen ha illustrato la grande solidarietà europea a fondamento del Sure, il programma progettato da Bruxelles per il sostegno al reddito di lavoratrici e lavoratori degli Stati Ue più colpiti dal Coronavirus. La Presidente si è dimenticata di ricordare che le risorse eventualmente trasferite allo Stato richiedente sono un prestito, quindi debito pubblico aggiuntivo, da ripagare. Nella celebrazione, è stato anche omesso che ciascuno Stato dell’Ue deve dare garanzie irrevocabili, liquide e immediatamente esigibili alla Commissione affinché la Commissione possa emettere sul mercato i titoli necessari a raccogliere le risorse da prestare agli Stati in difficoltà. Nella narrazione, è poi saltato che la partecipazione al programma è su basi volontarie e che il programma parte soltanto quando tutti gli Stati membri mettono a disposizione della Commissione le garanzie necessarie. Inoltre, l’astuta terminologia “fino a 100 miliardi” copre la possibilità di arrivare a un ammontare di risorse disponibili decisamente inferiore, poiché dipendente dalle garanzie volontariamente messe a disposizione da ciascuno degli Stati Ue e dai limiti annui di impegno contenuti nelle norme istitutive: per avere a disposizione 100 miliardi da distribuire, sono necessarie garanzie per 25 miliardi; il massimo utilizzo complessivo annuo, per tutti gli Stati richiedenti, può essere soltanto il 10% delle risorse mobilizzabili dal Fondo. Infine, non è stato chiarito che i tempi per l’attuazione del programma, date le difficoltà finanziarie di ciascun Paese membro, la richiesta unanimità nella messa a disposizione delle garanzie e le inevitabili procedure amministrative non sarebbero certamente rapidi. In sintesi, per la fase più acuta della recessione e fino alla sua conclusione, potremo avere a disposizione, nello scenario ottimale ma altamente improbabile, qualche centinaio di milioni in prestito, sui quali risparmiare qualche milione di spesa per interessi, ma dopo aver impegnato 2 o 3 miliardi in garanzie “irrevocabili, liquide e immediatamente esigibili”. Un affarone. Grazie Ms Von der Leyen! Torno a sottolineare che, se avessimo una banca centrale ordinaria, come la Fed, la BoI o la BoJ, ciascuno Stato potrebbe ottenere, subito e senza preliminare immobilizzo di garanzie, le risorse non solo necessarie, ma anche urgenti per il sostegno ai redditi delle famiglie».

Pensiamo che Stefano Fassina abbia visto giusto, ricordandosi la frase latina: «Timeo danaos et dona ferentes», «Temo i Greci anche quando portano doni»; sono le parole che Virgilio (Eneide II, 49) fa pronunciare a Laocoonte , quando vuol dissuadere i Troiani dall’accogliere nella città il cavallo di legno lasciato dai Greci. E anche Fassina ci invita a diffidare dalle profferte della Commissione Ue e della sua presidente tedesca.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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