Borrelli, coronavirus: resteremo a casa anche il primo maggio, la situazione non si risolve presto
ROMA – Dopo le assicurazioni del premier Conte, che ha decretato la proroga delle misure in atto fino al 13 aprile, dopo la circolare, poi corretta, del Viminale, che sembrava dare il liberi tutti, ci pensa il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ospite di «Radio anch’io» e successivamente di «Radio Capital», a dare una mazzata alle speranze dell’ora d’aria degli italiani. La confusione regna sovrana, ma Conte era stato informato? Quante sono le voci che parlano a nome del Governo? A chi debbono dar retta gli italiani? Un disastro comunicativo. Sveglia, Mattarella!
Ecco l’annuncio di Borrelli: «Restare a casa anche il primo maggio? Credo proprio di si’, non e’ una situazione che si risolvera’ presto, dovremo essere rigorosissimi e cambieremo anche il nostro approccio con i contatti umani. Il Sud regge ma bisogna assolutamente prudenti, seguire alla letterale indicazioni che sono state date,
Questa situazione ci permette di respirare anche soprattutto per quelle che sono le strutture sanitarie, le terapie intensive, i ricoveri, anche il nostro personale sanitario e le strutture soprattutto si stanno alleggerendo di un carico di lavoroche ogni giorno era sempre più forte e comportava pesanti sacrifici e impegni straordinari per trovare nuovi posti di ricovero e cura. Si tratta di una situazione che ci permette di gestire l’emergenza con minore affanno e ovviamente questo perché sono stati posti in essere comportamenti che assolutamente devono permanere».
Sulla circolare del Ministero degli Interni che è parsa autorizzare, salvo precisazione successiva, l’ora d’aria per i bambini Borrelli dice: «Bisogna andare avanti con il massimo rigore, anche la circolare esterna alla luce di quelli che sono stati i chiarimenti, di fatto non sposta i termini dei comportamenti, dobbiamo fare assolutamente attenzione per evitare di trovarci in una situazione nella quale ci sfugge nuovamente la catena dei contagi e ribadiamo che l’ora d’aria èuna misura non ancora operativa e bisogna rispettare le regole di prudenza e stare in casa. Nell’ottica della ripresa, di una fase 2 incui si ricomincerà a convivere con il virus, su questo scenario stanno lavorando gli esperti, la parte tecnico -scientifica, ci diranno loro quali saranno le modalità operative di questa ripresa, sicuramente le mascherine servono ma serve soprattutto il distanziamento sociale, le mascherine sono ancora un problema anche se non per i sanitari con i carichi importanti dall’estero. La decisione sulla fase 2 è riservata agli esperti, gliunici a dover dettare la linea, mentre sulla data del 16 maggio, data individuata come inizio della fase 2 ed eventuale e lento ritorno a una relativa normalità, se le cose non cambiano può essere ma dipende dai dati, oggi siamo in una situazione stazionare, dobbiamo vedere quando inizia a decrescere e come ritornare. Non vorrei dare date ma sicuramente il 16 maggio è un periodo di tempo lungo e da qui al 16 maggio potremo avere risultati ancora ulteriormente positivi checonsigliano di riprendere le attività nella fase 2».
Sul conflitto riaperto con le regioni e le dichiarazioni di Fontana sull’autosufficienza della sanità lombarda e la mancanza di risorse dal governo centrale, Borrelli risponde: «Per quanto riguarda l’emergenza i presidenti delle Regioni sono stati nominati soggetti attuatori del capo dipartimento della Protezione Civile e il governo centrale ha garantito le risorse per l’acquisto dei dpi e degli altri dispositivi necessari per il superamento dell’emergenza. Sarebbe stato un guaio se il governo nazionale e il dipartimento della Protezione Civile avessero attratto a sé ogni competenza in materia di acquisizione di dispositivi di protezione individuale – dice – sappiamo che in ordinario queste attività sono garantite dalle Regioni perché la sanità è regionale; nel momento in cui c’é stata l’emergenza è intervenuto il dipartimento ma sono stati anche incaricati i presidenti della Regioni di poter acquisire direttamente, con risorse a carico dell’emergenza, tutto quello che era necessario. L’esigenza di avere una cabina di regia unica con l’emergenza è venutafuori: è evidente perché ci vuole, soprattutto nella gestione dell’emergenza, una regia unitaria forte, condivisa e coesa e sotto questo punto di vista ci sarà da ripensare anche al modello organizzativo».
Sul problema della fornitura delle mascherine «se ne sta occupando il commissario Arcuri – chiarisce Borrelli – Abbiamo avuto una esplosione di domanda di mascherine, la domanda credo sia cresciuta di 20 volte, siamo arrivati a 100 milioni di mascherine circa al mese come fabbisogno del sistema sanitario con una realtà nazionale che non aveva la capacità produttiva perché non si produceva in Italia e si tratta di far partire anche una produzionenazionale mentre si continua nella ricerca e nell’importazione di mascherine dall’estero, soprattutto sulla base degli accordi bilaterali che si sono realizzati con la Cina. Dobbiamo continuare a importare fin quando ce n’è bisogno e far crescere una produzione nazionale».
Sul rischio di una seconda ondata di virus, Borrelli dice «C’è una possibilità di ritorno soprattutto per chi non è stato colpito, bisogna usare misure forti e precauzionali, per questo non voglio sbilanciarmi su aperture e modalità, valutazioni che devono esser fatte con attenzione e soprattutto ci deve essere anche un attento monitoraggio successivo di quello che è l’andamento della diffusione del virus».