Coronavirus e aziende: Rossi attacca soprattutto il Governo per le troppe aperture delle attività produttive in Toscana
FIRENZE – Abbiamo già riportato la notizia che il Governatore Rossi, in un post su Facebook, attacca la politica governativa delle aperture di aziende e, di conseguenza, l’operato delle prefetture che questa politica attuano.
Il presidente Rossi infatti, nel suo post, a prima vista sembra sferrare un attacco diretto alle prefetture. Ma in realtà, leggendo bene tra le righe, il Governatore soprattutto attacca il Governo, visto che le prefetture non fanno altro che eseguire le indicazioni pervenute da Palazzo Chigi e dal Ministero dell’Interno. Fra l’altro con l’ultima circolare del 14 aprile è previsto un colloquio prefetture – regioni volto a questo fine. «Il Ministro rivolge ai Prefetti l’invito a imprimere un’accelerazione d’istruttoria, al fine di verificare se le comunicazioni possano considerarsi legittimamente presentate, avendo riguardo alle disposizioni, più ampliative, contenute nel DPCM e invita a valorizzare ogni possibile contributo di conoscenza delle Amministrazioni regionali, prevedendo che il Prefetto, prima di emanare il
provvedimento di sospensione, possa sentire il Presidente della Regione interessata». Due osservazioni: la prima, probabilmente Rossi non era a conoscenza di queste indicazioni e sarebbe stato suo dovere informarsi meglio prima di lanciare accuse. La seconda, sentire il Presidente della regione non vuol dire che quest’ultimo abbia un diritto – potere di veto, come sotto sotto richiederebbe Rossi.
E proprio Rossi qualche giorno or sono aveva indirizzato una lettera al premier Conte per perorare invece la riapertura o la prosecuzione di alcune filiere produttive, commerciali ed economiche importanti per la Regione Toscana.
Riprendiamo dall’Ansa del 18 aprile: «Il presidente della Toscana ha scritto una lettera al premier Giuseppe Conte per richiedere attenzione sulla necessità di far ripartire i settori toscani che esportano una rilevante quota della propria produzione. Si tratta di circa tremila imprese con oltre il 25% di fatturato realizzato sui mercati internazionali: impiegano quasi 90mila addetti e generano circa un terzo del Pil regionale, 33 miliardi di euro l’anno. I settori sono moda, oreficeria, produzione di macchinari, impianti e mezzi di trasporto, yacht e navi compresi, marmo, ceramica».
La confusione regna sovrana, se anche le istituzioni si mettono l’una contro l’altra i cittadini cosa debbono pensare?