Skip to main content
Admin Ajax.php?action=kernel&p=image&src=%7B%22file%22%3A%22wp Content%2Fuploads%2F2020%2F04%2Fconte Nodi Coronavirus E1586081991194

Coronavirus, Fase 2: la ricetta di Messina, ad di Intesa. Ma Conte segue i suoi 450 esperti

Conte Conferenza Stampa 6 Aprile E1586201956791
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi

MILANO – Carlo Messina, ad di Intesa detta al Sole24Ore la sua ricetta per uscire dalla crisi finanziaria. In cinque mosse: necessario fare leva su bond sociali, rientro dei capitali dall’estero, valorizzazione del patrimonio pubblico, investimenti pubblici e nella green economy, impiego agevolato del Tfr in titoli pubblici esentasse. «Garantire solo liquidità e sopravvivenza alle imprese non basta». Ma abbiamo l’impressione che Giuseppe Conte voglia solo seguire i consigli dei suoi 450 inutili esperti.

Ma ecco la sintesi dell’intervista di Messina al quotidiano economico di Confindustria: «Dobbiamo e possiamo creare i presupposti per evitare di andare verso livelli eccessivi di rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo: impegniamoci per uscire dalla crisi con una prospettiva di rilancio della economia. Facendo leva sui nostri punti di forza: la capacità di esportare del sistema imprenditoriale e il livello elevato di risparmio degli italiani. Sono convinto che le condizioni ci siano. Oltre a quanto già messo in campo dal governo, aggiungerei interventi a fondo perduto. I finanziamenti possono andare bene per superare le difficoltà del momento ma poi sono debiti, sia pure garantiti dallo Stato, che vanno restituiti. Il rischio è che gli imprenditori non vedano all’orizzonte una prospettiva di ripresa. È esattamente quanto occorre evitare. Per questo non basta tamponare le situazioni, occorre lavorare per il futuro, progettare il futuro attraverso una programmazione economica e sociale che incentivi la crescita demografica e sappia valutare le necessità del Paese. Per sgravare il peso insostenibile del debito pubblico non si può imporre alle famiglie italiane, anche a quelle con redditi da 100 mila euro, di pagare dazio con prelievi tipo imposte patrimoniali o sul reddito. Ugualmente non è accettabile pensare di fare affidamento soltanto alle soluzioni attualmente in discussione sui tavoli europei. Dobbiamo lavorare a misure in grado di farci ripartire basandoci sui punti di forza che abbiamo e che resteranno.
Occorre un progetto che preveda interventi a tutto campo, con cinque manovre portanti. Dobbiamo dimostrare di essere un Paese sano e virtuoso che rispetta la regola numero uno: i debiti vanno pagati».

Ed ecco, in sintesi, i cinque interventi prioritari suggeriti dall’ad di Intesa:

TITOLI DI STATO – La priorità è mettere in campo tutte le iniziative possibili per riportare il debito pubblico sotto controllo. L’Italia è ricca, molto più dell’Olanda e della stessa Germania. Stiamo parlando di 10 trilioni di euro, tra risorse delle imprese e risparmi delle famiglie. Il problema è che soltanto una parte minima risulta investita in titoli del debito pubblico italiano. In totale solo il 4 per cento dei titoli di Stato è nei portafogli delle famiglie italiane. Va messo a punto un nuovo strumento finanziario che serva al Paese per reggere l’urto dei mercati. Occorre creare le condizioni affinché gli italiani si convincano a spostare parte della loro ricchezza verso l’acquisto di titoli che potremmo chiamare bond sociali. Così ci sarebbe la possibilità, concreta, di far salire dal 5 al 10-20 per cento la parte del debito pubblico controllata dal risparmio privato italiano.

In sostanza è la ricetta che propone il vituperato Salvini, sbeffeggiato dalle sinistre che tifano per l’aumento del debito pubblico, da porre ovviamente in mano straniera e sule spalle dei nostri nipoti e pronipoti.

CAPITALI ESTERO – Secondo punto: Ci sono ancora 100-200 miliardi di euro dei risparmiatori italiani fuori dall’Italia. Ora è arrivato il momento di farli rientrare. Occorre invogliare le aziende che hanno trasferito la sede all’estero per ottenere vantaggi fiscali. L’emergenza sociale e l’aumento della disoccupazione rappresentano l’opportunità di voltare pagina riportando queste aziende in Italia.

TFR – La terza manovra è semplice. In Italia vengono accantonati ogni anno 26 miliardi di Tfr, i trattamenti di fine lavoro. Perché non creare le condizioni affinché una parte venga investita in titoli pubblici esentasse?

PATRIMONIO PUBBLICO – La quarta manovra, il lancio di titoli che abbiano come sottoscrittori sia investitori istituzionali sia famiglie e come sottostante immobili pubblici (scuole, caserme, sedi della pubblica amministrazione), permetterebbe di alleggerire il bilancio dello Stato con un altro effetto importante: avvicinare i cittadini al patrimonio immobiliare locale, che con le risorse raccolte potrebbe essere risanato e migliorato. La quinta manovra da fare è sbloccare gli investimenti su più fronti.

GREEN ECONOMY – L’altro filone da incentivare sono i 150 miliardi di euro per promuovere la green economy, per la sostenibilità ambientale dei progetti di crescita. Non è possibile che non si riesca a farlo, che non si riesca a mettere queste risorse a disposizione di un processo di accelerazione della ripartenza. Aggiungo che, come Intesa Sanpaolo, siamo pronti a finanziarli. Sarebbe una spinta formidabile per il Paese

«Le cinque manovre valorizzano i punti di forza dell’Italia, permettendoci di trovare una via di uscita ed evitando di fare eccessivo affidamento alla Bce. Il progetto Italia è necessario per il futuro del Paese e può valere più degli eurobond», conclude Messina.

Siamo sicuri che il bel Conte dalla pochette sempre stirata non seguirà questi consigli ma si fiderà dell’Europa matrigna e della task force di 450 esperti, pagati da noi, che, riuniti nel pensatoio di palazzo Chigi, sfornano le idee più strane, come quella di seppellire in casa gli ultrasessantenni. Tesi che sta provocando una vera sollevazione.

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741
FirenzepostAMP