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Coronavirus, scatta la fase 2: in rivolta vescovi e commercianti. Contro Conte anche Rossi e Bonaccini

Mascherine Alla Stazione E1582658291776ROMA – Valanga di polemiche, e proteste molti forti, al decreto firmato dal premier Conte. Oltre ai vescovi, che non accettano di non poter celebrare le messe con i fedeli, scendono in campo i commercianti e anche i presidenti delle Regioni Toscana ed Emilia Romagna. Enrico Rossi prende le parti della Cei, mentre Stefano Bonaccini attacca il governo perchè non ha ancora preso provvedimenti in favore delle famiglie, penalizzate dal perdurare della chiusura delle scuole.

Oggi, intanto, riaprono i cantieri pubblici e le aziende votate all’export, ma la vera fase 2 scatterà il 4 maggio, con una maggiore libertà di movimento nel rispetto dei protocolli di sicurezza. Però il problema sono i negozi che dovranno attendere il 18 maggio, mentre bar, ristoranti, parrucchieri ed estetisti l’inizio di giugno. E non ci sono certezze per i balneari.

Il nodo delle scuole ma anche quello delle seconde case o ancora la questione delle messe, sono diversi i punti sui quali arrivano critiche alle misure messe in campo dal governo per la fase due. Dubbi dai governatori ma anche da Iv che parla di ‘poco coraggio’ da parte dell’esecutivo.

«Sulla scuolae su come le famiglie dovranno organizzarsi siamo delusi, non abbiamo ancora capito cosa succede, abbiamo chiesto un ulteriore incontro alla ministra Azzolina che mi auguro avvenga questa settimana, altrimenti dopo il cartellino giallo tiro fuori il cartellino rosso». Così Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni a 24Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio 24. E ancora: «Abbiamo capito che l’apertura delle scuole comporta un rischio evidente, ma vogliamo capire col governo quali saranno gli strumenti a sostegno delle famiglie e abbiamo bisogno di linee guida e risorse per riaprire i centri estivi».

«Sulle messe, hanno ragione i vescovi: si facciano in sicurezza». Lo ha scritto su Facebook Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, commentando le misure del nuovo Dpcm emanato ieri, e illustrato in conferenza stampa dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «Penso che si potesse fin da subito – ha aggiunto Rossi – senza aspettare il 4 maggio, fare di più per le attività fisiche individuali all’aperto, per i bambini, per gli anziani e per tutti noi. Inoltre, se c’è l’obbligo delle mascherine spetta allo Stato garantirle e erogarle ai cittadini. Infine, si sarebbe potuto graduare le aperture regione per regione tenendo conto del quadro epidemiologico».

E anche all’interno dello stesso governo arriva qualche vice critica. «Ci aspettavamo onestamente un’operazione più coraggiosa: si poteva, si doveva osare di più», dice la ministra di Iv Teresa Bellanova. Critiche anche dalla ministra Bonetti: «La parola assegno non è stata pronunciata durante la conferenza stampa, ma la parola assegno è la figura fondamentale e, dal mio punto di vista, irrinunciabile per la gestione di questa fase». Molto critico il deputato Iv Michele Anzaldi: «Che fine ha fatto il Piano Colao per le riaperture? Il Governo l’ha ignorato? Settimane di riunioni della task force ma nessuna soluzione applicata per luoghi di culto, bar e ristoranti, asili e centri estivi, seconde case, negozi. A rischio i diritti e la sopravvivenza economica».


Bennucci

Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

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