Cartabia, presidente Consulta: la compressione di un diritto costituzionale deve essere circoscritta nel tempo e proporzionata allo scopo
ROMA – La presidente della Consulta, marta cartabia, in un’intervista al Corriere della sera precisa ancor meglio le possibilità di intervento possibili, ai sensi della Costituzione, in periodi eccezionali, e conferma che non sono certo quelli utilizzati da Conte:
«La nostra Costituzione, a differenza di altre, non prevede lo ‘stato d’eccezione’. Dunque, anche in situazioni di crisi valgono i principi di sempre, ma ciò non significa che non si debba tener conto delle circostanze e delle loro peculiarità. Sul piano economico, ad esempio,l’articolo 81 prevede che il principio dell’equilibrio di bilancio tenga conto delle fasi favorevoli e di quelle avverse, – prosegue Cartabia – ed è un’indicazione importante. Il rigore richiesto in alcuni momenti deve poter essere ammorbidito nelle situazioni in cui occorre sostenere la ripresa economica, come peraltro già sta accadendo. La Costituzione è piena di clausole che richiedono di modulare i principi sulla base dei dati di realtà e dei diversi contesti. Potremmo dire che i principi costituzionali sono sempre finestre aperte sulla realtà.
La Corte costituzionale ha affermato in varie occasioniche più la compressione di un diritto o di un principio costituzionale è severa, più è necessario che sia circoscritta nel tempo. Le limitazioni – afferma Cartabia – si giudicano secondo il test di proporzionalità che risponde a queste domande: si sta perseguendo uno scopo legittimo? La misura è necessaria per quello scopo? Si è usato il mezzo meno restrittivo tra i vari possibili? Nel suo insieme, la norma limitativa è proporzionata alla situazione? Un sovrappiù di responsabilità vuol dire che di fronte a un problema occorre anzitutto cercare i punti di forza di una soluzione che consideri tutte le condizioni e i condizionamenti del momento. Certo, ogni decisione può essere criticata: – conclude Cartabia – il confronto è parte essenziale della vita di un Paese democratico; sarebbe però opportuno che la critica avesse sempre anche una parte costruttiva».
Un’altra lezione di diritto costituzionale della Presidente della Consulta al premier, che risulterebbe anche lui professore di diritto, autoproclamatosi avvocato del popolo. Abbiamo l’impressione che Conte dovrebbe cominciare a difendere sè stesso, visto che il popolo italiano è ridotto allo stremo.