Coronavirus e messe: non riprenderanno prima della fine di maggio, lo annuncia il cardinal Bassetti
ROMA – Aveva provocato grandi reazioni (favorevoli e contrarie) la presa di posizione della Cei dopo l’annuncio dell’ultimo dpcm emanato dal governo italiano. Era il 27 aprile e con un velenoso comunicato stampa la Conferenza Episcopale Italiana aveva detto: «Si sta compromettendo la libertà di culto nel Paese». Poi è intervenuto a gamba tesa Papa Francesco, sottolineando come le norme da seguire fossero necessarie per tentare di porre un freno alla pandemia ed entrando in campo decisamente a favore di Conte.
Scottato dall’implicita sconfessione del Pontefice filogovernativo, il Cardinal Gualtiero Bassetti richiama alla calma e a una responsabilità anche della Chiesa nella gestione dei contagi. E annuncia che probabilmente le messe con i fedeli riprenderanno non prima di due settimane.
«Dovremo ancoraaspettare circa un paio di settimane, per ulteriori approfondimenti- ha detto il presidente della Cei durante una celebrazione nella cattedrale di Perugia -. Sarebbe inopportuno fare corse in avanti, perché il bene comune, che è il bene di tutti, ci invita a camminare insieme a tutte le Chiese sorelle d’Italia, che vivono la pandemia in condizioni differenti». «Purtroppo ci dicono le statistiche che non siamo ancora usciti da questo forte momento di crisi»
«Come Chiesa abbiamo condiviso, certo con sofferenza, le limitazioni imposte a tutela della salute di tutti, senza alcuna volontà di cercare strappi o scorciatoie, né di appoggiare la fuga in avanti di alcuno; ci siamo mossi in un’ottica di responsabilità, a tutela soprattutto dei più esposti – ha detto il presidente della Cei -. Alla vigilia di quella che ci auguriamo possa essere una rinascita per l’intero Paese, ribadisco l’importanza chenon si abbassi la guardia ma, come abbiamo ripetuto in questi mesi, si accolgano le misure sanitarie nell’orizzonte del rispetto della salute di tutti, come pure le indicazioni dei tempi necessari per tutelarla al meglio».
Dunque la ragion di Stato (politica) del Papa argentino ha prevalso sulle ragioni della fede, ma non sarà certo l’ultima volta.