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Ue e coronavirus, il fallimento degli eurobond spinge verso il mes

Le due tedesche nemiche dell’Italia EPA/CLEMENS BILAN

Gli eurobond o coronabond sono uno strumento di debito comune dei Paesi della Zona Euro, quindi garantito, in ugual misura, da tutti gli Stati membri. In sostanza si tratta di Titoli di Stato emessi dall’Unione Europea che costituiscono una fonte di finanziamento stabile per tutti i Paesi a un costo contenuto, con un rating ai primi posti della categoria investment grade, e quindi con la possibilità di essere molto appetibili per gli investitori istituzionali.

Il rendimento di questi titoli dovrebbe essere approssimativamente una media dei rendimenti dei titoli dei singoli Stati e costituire, quindi, un costo più elevato per Nazioni come la Germania, l’Olanda, l’Austria, la Francia che hanno rendimenti negativi o molto bassi, mentre dovrebbero essere vantaggiosi, in ordine progressivo, per Paesi quali la Spagna, il Portogallo, l’Italia e la Grecia che si finanzierebbero a costi più contenuti rispetto ai titoli di Stato emessi singolarmente. Di qui l’avversione dei Paesi del Nord europa, guidati dalla Germania.

La tabella sottostante riporta il rendimento dei titoli di stato a 10 anni dei singoli Paesi europei ed è indicativa, a colpo d’occhio, del fallimento degli eurobond, poiché il concetto di mutualità e di condivisione del debito pregresso e futuro non potrà mai essere accettato dai Paesi del centro-nord Europa.

La Germania troverà molto più conveniente finanziarsi attraverso l’emissione di Bund, che, sulla scadenza a 10 anni, hanno un rendimento negativo dello 0,56%, piuttosto che utilizzare gli eurobond, mentre Paesi come l’Italia o la Grecia, che pagano sul debito a 10 anni un costo rispettivamente dell’1,85% e del 2,20%, potrebbero beneficiare di un costo più basso per finanziare il proprio debito, se utilizzassero gli eurobond.

Prima di pensare a finanziare il proprio debito, pertanto, i Paesi europei dovrebbero avere una strategia fiscale comune, al pari della politica monetaria svolta tempestivamente e unicamente dalla BCE. Prospettiva che viene contestata da tedeschi e olandesi in primis e che è stata praticamente cancellata da una sentenza della Corte Costituzionale tedesca che si è presa l’arbitrio di scavalcare il diritto europeo, che dovrebbe prevalere su quelli nazionale. Per i tedeschi questa regola vale per tutti, tranne che per la Germania, ma se Merkel e soci, dopo aver approfittato per decenni dei vantaggi offerti dall’Unione europea, vogliono stravolgere le regole comuni, saranno loro a dover uscire dalla Ue, finalmente. Sarà meglio per tutti.

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