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Coronavirus, Confesercenti: riaprire i negozi l’11 maggio. Oltre 2 miliardi persi in Toscana nel lockdown

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Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana

FIRENZE – Confesercenti Toscana lancia un nuovo allarme, stavolta più forte di un ultimatum al governo: il lockdown è costato oltre 2,2 miliardi di euro alle categorie del commercio e del turismo della regione. Si tratta di una cifra immensa che, secondo stime Studi di Settore – Dipartimento delle Finanze – Istat ha, di fatto, azzerato i fatturati del ricettivo-alberghiero (- 575 mln), della ristorazione
(1.150 mln) del settore moda (-415 mln) e del commercio ambulante (-147 mln). Lo afferma Confesercenti regionale in una nota,
osservando che i negozi in Toscana sono pronti a riaprire anche l’11 maggio.

«Questo è un disastro economico e sociale che si sta scaricando sulle imprese rimaste fuori dalla ripartenza della fase 2 – ha detto il
presidente di Confesercenti Toscana, Nico Gronchi – Non è più sostenibile attendere ancora. Ai terrificanti dati economici si affiancano quelli sociali perché stiamo parlando, in Toscana, di oltre 65.000 imprese che danno lavoro ad oltre 200.000 persone. Tutto questo in attesa che le Istituzioni trovino il coraggio di dire con chiarezza che si può riaprire subito per alcuni settori e quali sono le prescrizioni per altri, senza attendere date improbabili come quelle ipotizzate dal Governo e che peraltro non risultano in nessun decreto ma solo annunciate».

Gronchi ha anche elencato chi potrebbero essere i negozi pronti alla ripartenza: «Abbiamo indicato oltre 18.000 negozi che in Toscana possono riaprire subito: la moda ad esempio o gli arredi per la casa o ancora orologerie o tappeti. Poi i quasi 11.000 ambulanti non alimentari che possono riaprire con protocolli adeguati e 6.000 alberghi e 28.000 pubblici esercizi per i quali l’adozione di misure adeguate può permettere di anticipare in sicurezza una riapertura ipotizzata sine die. Passare dal tempo dei divieti a quello della
responsabilità, è questa la strada da percorrere, il cammino da intraprendere. Le 65.000 imprese toscane a cui è impedito, ad oggi di
riaprire, ha continuato Gronchi, chiedono di lasciare che in Regioni come la nostra, che ha fatto molto per traghettare in sicurezza
persone e imprese in una nova fase di convivenza con il virus, di scegliere il proprio percorso, con tutti i protocolli e le precauzioni
possibili – ha proseguito Gronchi – Proprio perché il presidente Rossi, l’intera Giunta e anche il Consiglio regionale hanno favorito
aperture anticipate per alcune filiere produttive, aperto per primi in Italia all’asporto, lasciato libertà di movimento alle persone e
prestato al contempo la massima attenzione per tutti gli aspetti sanitari, siamo convinti che si possa, si debba fare un ultimo sforzo,
un altro atto di coraggio che si poggia sulla responsabilità e riaprire anticipatamente il commercio al dettaglio. Sarebbe un segnale chiaro di “normalità” e di attenzione ai bisogni di uomini e donne che stanno combattendo da oltre 2 mesi per sopravvivere – conclude Gronchi – Del resto proprio le attività commerciali, artigianali e di servizio di vicinato, così come i commerciali, artigianali e di servizio di vicinato, così come i mercati ambulanti, rappresentano un punto di riferimento sicuro, e possono riaprire in tutta sicurezza, rispettando i protocolli che abbiamo condiviso e sottoscritto».



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