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Giustizia: mozione di sfiducia a Bonafede. Con le firme di tutto il Centrodestra
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ROMA – L’annuncio l’ha dato Matteo Salvini: «La mozione di sfiducia per il ministro della Giustizia, Bonafede, è stata depositata in Senato, con le firme di tutto il centrodestra, perché il ministro ha mostrato evidente incapacità e inadeguatezza in un settore così delicato, come quello delle carceri». E ancora: «Non sta a me – aggiunge il leader della Lega – ricordare le rivolte nelle carceri, con morti e feriti, quindi la scarcerazione dei boss, siamo arrivati a più di 400, fra mafiosi, assassini, delinquenti usciti dalle carceri
nell’inattività, quantomeno, del ministero della giustizia».
E Salvini ha così concluso: «Non entriamo poi nel merito, e lo dico da garantista, delle dichiarazioni del giudice Di Matteo che hanno sollevato ombre preoccupanti sulle nomine da parte del ministro Bonafede, su quello che è accaduto, su pressioni o su omissioni, io non so se se abbia ragione il giudice di Matteo o se abbia ragione il ministro Bonafede, entrambi non possono aver ragione».
Sull’argomento è intervenutaanche la senatrice Giulia Bongiorno, avvocato e responsabile del Dipartimento giustizia della Lega: «Abbiamo presentato una mozione di sfiducia perché oltre che inadeguato è un ministro assente: non interviene quando deve. La sua inerzia ha generato un caos permanente e inaccettabile: a pochi giorni dalla ripresa di tutte le udienze, nessuno sa se e in che modo si celebreranno giacché Bonafede si è limitato a delegare ogni decisione ai singoli uffici giudiziari, rendendo il sistema del tutto confuso in una fase delicata che impone, di contro, rigore organizzativo».
Non basta, la Bongiorno così continua: «La marcia indietro sulle scarcerazioni è solo l’ennesima dimostrazione della inadeguatezza di Bonafede che giustifica il nuovo provvedimento con la fine dell’emergenza coronavirus. Resta da chiedersi: se ci fosse una nuova ondata di contagi in autunno cosa accadrebbe? Il ministro – conclude Bongiorno – non ha mai affrontato le problematiche del sistema penitenziario. Nelle carceri vige un’illegalità consentita: nello stesso momento in cui lo Stato vieta gli assembramenti, impone che nelle sue strutture, all’interno di ogni cella, restino confinati cinque o più detenuti».
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