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Migranti: Ong scatenate contro sequestro Aita Mari e Alan Kurdi. La sicurezza è un pretesto

Aita

ROMA – Le Ong scatenate contro il Governo italiano per il fermo delle navi Aita Mari e Alan Kurdi nel porto di palermo da parte della Guardia costiera per motivi di sicurezza. Queste organizzazioni non vogliono sottostare a regole e vogliono scorrazzare per il mediterraneo e portare tutti i migranti in Italia.

«Se l’interesse fosse ‘la sicurezza delle persone’ come scrive la Guardia costiera, in mare ci sarebbero le navi Sar italiane ed europee. Invece si lascia il compito di salvare vite alle Ong salvo punirle con controlli pretestuosi per scoraggiare i soccorsi». Lo scrive la Ong Sea Watch riguardo alle ispezioni di ieri sulle navi Aita Mari e Alan Kurdi.

Si associa Mediterranea Saving Hunmans: «Il rigoroso rispetto dei requisiti di sicurezza e di tutela ambientale è condizione necessaria per la navigazione di ogni imbarcazione. Per noi, come per ogni Organizzazione Non Governativa che si dedichi alla ricerca e soccorso delle persone in mare, lo è ancora di più, a garanzia dei nostri equipaggi e delle persone salvate e accolte a bordo. Ma i doverosi controlli delle autorità preposte non devono diventare ossessivo accanimento e, tantomeno, pretesto per penalizzare o addirittura fermare chi salva vite umane in mare. Perché altrimenti non si tratterebbe di eccessivo zelo, ma di uso politico delle norme, distorcendone senso e finalità. È accaduto, in ben dodici occasioni in un anno e mezzo, anche alla nostra nave Mare Jonio – dice -Non vediamo lo stesso accanimento delle Autorità sulle violazioni dell’obbligo del soccorso in mare, sui ritardi che provocano tragedie e morti, sul tenere decine di naufraghi , donne uomini e bambini, come sta accadendo in queste ore alla nave mercantile Marina, al largo senza concedere lo sbarco per diversi giorni. Tutta la nostra solidarietà e forza quindi ad Alan Kurdi e ad Aita Mari. Ai loro comandanti e ai loro equipaggi, sicuri che saranno pronti a riprendere presto il mare, adempiendo a tutte le legittime prescrizioni, come ci prepariamo a fare con la nostra Mare Jonio – si legge in una nota -Nel frattempo, chi si prende la responsabilità di bloccare le ultime navi civili rimaste a salvare vite, dovrebbe sostituirle subito con assetti governativi adeguati a intervenire con la stessa tempestività in tutto il Mediterraneo centrale».

Ci va giù duro Riccardo Gatti, head of Mission dell’ong spagnola Proactiva Open Arms, e direttore di Open Arms Italia: «per l’ennesima volta, con escamotage di tipo amministrativo, si fermano le navi umanitarie lasciando di fatto il Mediterraneo privo di assetti di ricerca e soccorso in un momento in cui le partenze sono riprese massicce e ci sono centinaia di persone che rischiano la vita, tra cui molte donne e bambini. I fatti degli ultimi giorni dimostrano che non c’è la volontà da parte degli stati europei di intervenire in modo strutturale garantendo la vita di chi fugge. Dopo il decreto che ha chiuso i porti e le omissioni di soccorso che a Pasqua hanno portato alla morte di 12 persone, si fermano ancora una volta le ong, le uniche che continuano a difendere diritti e a denunciare le violazioni che avvengono in mare»


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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