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Turismo: passaporto sanitario per superare le difficoltà. Italia chiede regole comuni europee

Dario Franceschini
Il ministro dei Beni e delle Attivita’ Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ANSA/GIORGIO ONORATI

ROMA – L’Italia punta a mettere in sicurezza il turismo, e attende lumi dall’Europa. «Servono regole comuni» ha spiegato il ministro per i Beni culturali e il turismo Dario Franceschini durante un’informativa al Senato. Si pensa a un passaporto sanitario Ue salva-vacanze. lo scrive Francesco Bisozzi sul Messaggero.

«Servono regole comuni per consentire il libero spostamento tra i Paesi dell’unione Europea ed evitare il rischio di accordi bilaterali», ha spiegato il ministro per i Beni culturali e il turismo Dario Franceschini durante un’informativa al Senato. Si pensa a un passaporto sanitario salva-vacanze per consentire alle persone di muoversi in Europa già a partire da quest’estate, ma misure di questo tipo richiedono tempo per essere messe in pista. La Croazia, che ha annunciato che quest’estate aprirà le sue spiagge, in mancanza di un coordinamento europeo non esclude di stringere accordi con Slovenia. Repubblica Ceca, Austria, Polonia e Germania per creare un’area turistica a circuito chiuso.

Italia, Grecia, Cipro, Francia, Spagna, Portogallo, Bulgaria, Romania e Malta in una lettera congiunta datata 27 aprile hanno sottolineato la necessità di stabilire quanto prime regole omogenee per la mobilità via aria, mare o terra, al fine di garantire nell’eurozona viaggi sicuri e senza interruzioni: «Queste misure dovranno essere adottate in modo uniforme sul territorio europeo». I Paesi colpiti meno duramente dal virus potrebbero chiedere tuttavia misure restrittive nei confronti di quelli con un’indice di contagio più elevato.

Raggiungere un’intesa dunque non e ancora scontato. Così il ministro Dario Franceschini ieri al Senato: «Le vacanze questa estate si faranno. Saranno diverse, dovremo osservare misure come il distanziamento e in qualche caso le mascherine, ma si potranno fare. Per questo stiamo sollecitando l’Unione europea». Ma per sapere quali linee guida troveranno spazio nel protocollo unico europeo perla ripresa degli spostamenti bisognerà aspettare la seconda meta del mese, anche se ad oggi prevale l’ottimismo.

Solo se non si arriverà a un accordo allora anche Roma sarà costretta a ripiegare sulla strada degli accordi bilaterali per allestire dei corridoi Covid-fregi con i Paesi che hanno molto turismo in uscita verso l’Italia. Come la Germania (nel 2018 i tedeschi hanno trascorso complessivamente 59 milioni di notti negli esercizi ricettivi tricolori), la Francia (che vanta una quota del 6,5 per cento sul totale delle presenze di turisti stranieri in Italia), la Svizzera e l’Austria (entrambe al 5 per cento).

Ai tempi della Sars i flussi turistici si erano contratti dello 0,4 per cento, mentre adesso si teme un crollo del 30 per cento. Un numero che rischia di rivelarsi fatale per il settore in Italia. «Migliaia di posti di lavoro nel comparto turistico sono appesi al filo di un integrato piano di provvedimenti che deve sostenere il sistema a superare la crisi in tempi rapidi,

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