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Gli attentati di al Shabaab, il gruppo terroristico che avrebbe beneficiato del riscatto per Silvia Romano

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Silvia Romano, in veste islamica verde, a colloquio con il ministro Di Maio

Al Shabaab, il gruppo che ha rapito Silvia Romano e che si dice abbia incassato 4 milioni dal governo italiano per il suo rilascio, è un movimento trasversale, formato da diverse identità claniche alle quali si aggiungono in breve tempo anche forze transnazionali provenienti dalla jihad afghana, dal Pakistan, dall’Arabia Saudita e dal Sudan. Riprendiamo le sue gesta e la sua storia da un documentato articolo di Daniele Bellocchio, pubblicato sul giornale online Insideover.

Durante il biennio di occupazione etiopica, Al Shabaab allarga le proprie fila, passando da 400 combattenti a diverse migliaia e presenta una struttura interna organizzata, formata da quattro organi di governo: la Shura, una sorta di parlamento composto da 50 membri, l’AlDa’wa, un organo di predicazione e arruolamento di nuovi miliziani, Al-Hesbah, che è la polizia religiosa, e l’Al-Usra, cioè l’ala militare del gruppo.

Gli jihadisti combattono e occupano Merca, Baidoa, Chisimaio, parte di Mogadiscio e alternano una strategia di
guerriglia nelle zone dove comanda il governo somalo, a un controllo amministrativo nelle aree già in loro possesso.
Nel 2007, per contrapporsi al movimento, viene istituita una missione internazionale a guida dell’Unione Africana: l’Amisom (African Union Mission in Somalia), che per i primi 5 anni si scontra con i terroristi alternando vittorie e sconfitte; poi, nel 2012, il Consiglio di Sicurezza amplia la Missione portando gli effettivi a 17mila uomini e iniziando un’offensiva senza precedenti che porta alla vittoria contro Al Shabaab.

Ma la jihad somala si trasforma, i mujhaeddin passano alla guerra del terrore con estrema rapidità e iniziano a colpire anche oltre confine. Nel 2012 stringono un’alleanza con Al Qaeda, affiliandosi alla sigla terroristica con una scelta discussa che provoca contrasti interni all’organizzazione ma che, in un momento critico, si rivela però in grado di garantire rifornimento di uomini, armi e mezzi.

Sconfitta in campo aperto in Somalia, Al Shabaab allora mette in pratica azioni eclatanti e due su tutte servono a comprendere il grado di preparazione militare e strategica dei terroristi somali che nel settembre del 2013 compiono l’attacco contro il centro commerciale West Gate di Nairobi, dirottando l’attenzione del mondo su di loro e provocando 60 morti e 200 feriti. Alzano poi il tiro dell’efferatezza nell’aprile del 2015, quando assaltano il campus universitario di Garissa in Kenya, uccidendo 150 persone.

Dal 2017, Al Shabaab è entrata nel mirino degli Stati Uniti dal momento l’amministrazione Trump ha dichiarato guerra aperta ai miliziani somali, dando via a un’ escalation di raid e bombardamenti contro le postazioni degli jihadisti. Al Shaabab ha adottato la strategia della risposta immediata a ogni raid americano, compiendo quindi sempre più attentati e scaricando le responsabilità delle vittime sulle ingerenze statunitensi nel Corno d’Africa. Negli ultimi 3 anni si sono registrate infatti alcune delle azioni più sanguinarie del gruppo come l’attentato a Mogadiscio del 14 ottobre 2017, in cui hanno perso la vita oltre 350 persone, oppure quello del 29 dicembre 2019, quando il bilancio dell’esplosione di un’autobomba nel centro di Mogadiscio è stato di 81 morti e centinaia di feriti.

A tutto questo dovremmo pensare, all’aiuto che direttamente o indirettamente il Governo italiano ha dato all’azione di questi terroristi, sia pur con il nobile intento di salvare la vita di un’imprudente volontaria e con il fine non troppo nascosto di ricavare da questo gesto, a spese di tutti noi, un’ulteriore popolarità, come dimostra la passerella di conte e Di Maio a Ciampino quando hanno accolto silvia Romano vestita colla tunica islamica e convertita alla religione di Maometto.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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