Riscatto pagato ai terroristi: il giudizio di un magistrato
MILANO – Nella vicenda della liberazione di Silvia Aisha Romano il fattore patrimoniale è stato ben più forte di quello religioso: siamo di fronte a predoni prima che terroristi. Lo sostiene in un’intervista a Formiche.net Stefano Dambruoso, già questore della Camera dei deputati oggi tornato in magistratura al dipartimento antiterrorismo della Procura di Bologna.
Per il suo lavoro a inizio degli anni Duemila alla Procura di Milano sulla rete di Al Qaeda, il settimanale Time lo aveva inserito nel 2003 tra gli “eroi moderni”. Con Guido Olimpio ha scritto un anno più tardi “Milano-Bagdad.
Diario di un magistrato in prima linea nella lotta al terrorismo islamico in Italia” (Arnoldo Mondadori Editore).
In merito al riscatto pagato al gruppo come Al Shabaab il magistrato afferma che è un problema noto da tempo, e che il pagamento comporta non soltanto l’utilizzo di quei fondi per ulteriori attività terroristiche, ma anche un segnale di accondiscendenza che indurrà a nuovi rapimenti. Ma il grande problema, che riguarda in particolare modo questi ultimi casi di rapimenti su territorio africano, è che il fattore terrorismo è residuale: si tratta prevalentemente di predoni che utilizzano il rapimento per il sostentamento delle proprie tribù e delle proprie organizzazioni. Ci troviamo quindi di fronte a rapimenti con scarsa caratterizzazione ideologico-religiosa ma prevalentemente di veri e propri rapimenti a fini di estorsione, nulla di più.
Non esistono attualmente standard di sicurezza che possano mettere al riparo dai rapimenti, tanto che diverse sono le reazioni degli Stati europei. allo stato attuale, non ne esistono. Uno è il nostro, così come di Francia e Spagna. L’altro è quello di Israele, Regno Unito, Russia e Stati Uniti d’America, Paesi che dichiarano ufficialmente di rifiutare trattative con i rapitori e di agire con dei blitz per liberare gli ostaggi. Tuttavia, nessuno di questi è in grado comunque di impedire rapimenti di loro cittadini. Il tema nello specifico della cooperazione non controllata — dai tempi della vicenda Sgrena in poi abbiamo avuto alcuni episodi simili che hanno interessato nostri cittadini — meriterebbe maggiore attenzione e anche una maggiore disciplina proprio perché purtroppo quei territori sono popolati prevalentemente da predoni prima ancora che da terroristi.