Conte2 ancora in mezzo al guado, prossima tappa la mozione di sfiducia a Bonafede
La scelta di Conte di mettere fine alle misure restrittive, con forte anticipo per alcune categorie rispetto alle previsioni iniziali e alcune regioni ancora in alto mare, sembra dettata più dall’emergenza economica e da ragioni politiche che da indicazioni sanitarie, come era avvenuto per il passato. Sconfessata la legione di esperti, hanno vinto i governatori e il timore di prossime difficoltà in parlamento per il Governo, ad esempio per la questione Bonafede.
Il prossimo passaggio complicato per la maggioranza sarà infatti il voto sulle mozioni di sfiducia nei confronti del ministro e capo delegazione del M5S Alfonso Bonafede. Alle mozioni del centrodestra, si è aggiunta quella trasversale a prima firma di Emma Bonino, seguita da quella di Renato Schifani e Matteo Richetti.
Una mozione «garantista», sostiene Benedetto Della Vedova di +Europa, che rischia di mettere in difficoltà i renziani che sull’argomento non hanno ancora sciolto le riserve. Italia Viva con Maria Elena Boschi, mostra soddisfazione per le misure economiche assunte dal governo con il decreto Rilancio. «Bene le riaperture, la cancellazione dcll’lrap, la regolarizzazione dei migranti e il sostegno alle scuole cattoliche», sostengono i renziani, che però non hanno ancora spiegato come voteranno su Bonafede.
Acque agitate anche nel Pd dove nessuno mette in discussione Conte, ma al Nazareno iniziano a percepirsi i venti contrari di sindacati e imprenditori delusi dalla montagna di miliardi stanziati nell’ultimo decreto che quasi o nulla ha stanziato per la crescita. Conte ha promesso che ci saranno interventi straordinari nel prossimo decreto-semplificazioni che dovrebbe sbloccare miliardi già stanziati per opere mai avviate o da tempo sospese. Sempre però che i grillini permettano alla ministra De Micheli quel che non hanno permesso all’ex ministro Toninelli. E di promesse in promesse, in genere a vuoto, si va verso il collasso economico.
Si teme per quelle aree del Paese dove la crisi economica rischia di esplodere ancor prima di settembre e ancor prima che si possa pensare di ricevere sostegno dai Recovery Bond.
Sono scenari simili, se non peggiori, di quelli che portarono alla caduta dell’ultimo governo Berlusconi, con la differenza che in quei giorni del 2011 non salivano i prezzi, ma lo spread e non c’erano valanghe di licenziamenti, e aziende che non riaprivan. Ma Napolitano, collegato agli ambienti Ue, delle sinistre e della finanza internazionale, ne approfittò per affossare il governo di centrodestra e mettere in sella Monti, con i risultati che sappiamo.
Mattarella, nella sua infinita prudenza, non avrà però il coraggio di disarcionare, in un momento così delicato, il governo delle quattro sinistre, anche se più volte ha fatto giungere segnali di irritazione per il comportamento del premier. Ricordiamo il Manzoni e don Abbondio: «Il coraggio, uno non se lo può dare» balbetta don Abbondio nel 25° capitolo dei Promessi Sposi al cardinale Federigo Borromeo che lo incalza con i suoi rimproveri per non avere il parroco celebrato le nozze di Renzo e Lucia ed essersi fatto intimidire dai bravi inviatigli da don Rodrigo.