Prestito a Fca: polemiche per i 6,3 miliardi, Gualtieri difende il governo
ROMA – A Fca abbiamo detto che occorre rafforzare e confermare tutti gli investimenti in programma in Italia e no a delocalizzazioni, ha dichiarato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.
Penso che abbia ragione chi vuole che lo Stato chieda qualcosa in più, ed è esattamente quello che noi facciamo e circa la fusione di Fca con la francese Psa, ha poi aggiunto Gualtieri: abbiamo il dovere come governo di tenerla ancorata in Italia.
Sindacati e forze politiche chiedono che il prestito abbia come condizione l’impegno a garantire l’occupazione negli stabilimenti italiani. Ieri la richiesta che Fca riporti la sede fiscale e legale in Italia è finita in secondo piano. «Tutti i prestiti alle imprese, come quello richiesto da Fca, devono avere delle condizionalità precise: che siano finalizzati, che non ci siano delocalizzazioni, che vengano garantiti i livelli occupazionali, che non si chiudano stabilimenti», afferma il segretario generale della Cgll, Maurizio Landini. Per la Cisl la richiesta del prestito è assolutamente legittima, ma – sottolinea la segretaria generale Annamaria Furlan – «occorre che ci sia in primo luogo l’impegno al mantenimento dei livelli occupazionali negli stabilimenti italiani”»
Il ministro Giuseppe Provenzano spiega che il Governo ha previsto nei vari decreti alcune condizionalità, e precisamente: avere sede legale in Italia, non distribuire i dividendi, impegnarsi a orientare quei finanziamenti a tutelare occupazione e capacità produttiva nel nostro Paese. Difende la scelta del governo il capo politico del M5S, Vito Crimi: Assistiamo al surreale dimenarsi da parte di chi era al governo quando Fca aveva deciso di postare la sua sede all’estero. Se qualcuno ritiene che sia necessario imporre ulteriori condizioni, avanzi una proposta: noi siamo pronti a sostenerla. «Mai come in questa fase è giusto e necessario mettere in campo tutti gli strumenti possibili per favorire gli investimenti e salvaguardare l’occupazione in Italia», concorda il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Non ha dubbi sulla legittimità della richiesta di Fca Matteo Renzi: «Se chiede un prestito alle banche da 6.3 miliardi per investire in Italia e tenere aperte le fabbriche – osserva – questa è una buona notizia. Mi sarei preoccupato se non lo avesse fatto». «Nessun stupore sul fatto da che parte stia Renzi se con Fca o con chi critica la scelta che l’azienda chieda la garanzia dello Stato per il prestito», commenta il portavoce di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.
Sulla necessità di uno stretto rapporto tra il prestito ottenuto e il rafforzamento della presenza in Italia insistono anche le forze politiche dell’opposizione. Per Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, «visto che Conte fa un dpcm su qualunque cosa, potrebbe fare un bel decreto per dire quelle risorse le prendi se sono vincolate in Italia. Se no niente». Concorda Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia, spetta allo Stato mettere una condizione chiara: un piano di investimenti nel Paese e una strategia di rilancio adeguata al futuro dell’industria auto e all’attività degli stabilimenti italiani.
Ennesimo favore alla Grande famiglia da parte dei governi di sinistra.