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Riforma giustizia: chi entra in politica non potrà tornare in magistratura. Lo annuncia Bonafede

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede

ROMA – Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, rispondendo al Question Time alla Camera, ha anticipato le linee della riforma della giustizia.«La magistratura del nostro Paese è stata investita, da un anno a questa parte, da un vero e proprio terremoto. Una pagina dolorosa che ha fatto emergere dinamiche, nell’assegnazione di ruoli e incarichi, che possiamo definire inaccettabili. Una pagina che colpisce, innanzitutto, la stragrande maggioranza dei magistrati che con spirito di servizio, ogni giorno, porta avanti, anche fra grandi difficoltà, la macchina della Giustizia.

Ho sempre ripetuto che, da Ministro della Giustizia non devo alimentare le polemiche, ma risolvere i problemi con azioni concrete e in questo senso, auspico che si trovino possibili convergenze anche con le forze di opposizione. L’ impianto normativo della riforma non è nato sull’onda emotiva del momento buio che stiamo vivendo e non si tratta affatto di norme punitive contro la magistratura.

Blocco, definitivo, delle cosiddette porte girevoli fra politica e magistratura, chi scegli di entrare in politica deve essere consapevole che non potrà tornare a fare il magistrato. Infatti, con questa scelta – ha spiegato – si compromette l’essenza, anche solo in termini di immagine, di terzietà che deve contraddistinguere chi giudica i cittadini.

L’introduzione di “oggettivi criteri meritocratici nell’assegnazione degli incarichi da parte del Csm” e “un meccanismo elettivo che sfugga alle logiche correntizie”. Così il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha illustrato i “pilastri”
della riforma del Consiglio superiore della magistratura,


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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