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Menarini, Lucia Aleotti: «Evitata a tutti la cassa integrazione. Ora nuove acquisizioni»

Lucia Aleotti, presidente del gruppo Menarini

FIRENZE – Anche un grande gruppo farmaceutico come Menarini ha avuto problemi durante il periodo più acuto della pandemia da coronavirus, ma nessun dipendente è stato messo in cassa integrazione. Lucia Aleotti, presidente di Menarini, ha infatti spiegato: «Durante questa fase di emergenza Coronavirus abbiamo lavorato in gran parte in smart working, le persone ovviamente dedicate alla produzione ovviamente non si sono mai fermate, anzi abbiamo dedicato uno stabilimento alla produzione di gel al solo scopo di donarlo, ed ultima cosa, ma non per importanza, tutta la rete di nostri informatori che non hanno potuto lavorare e quindi contattare i medici e gli ospedali, noi abbiamo fatto la scelta di non mettere nessuno in cassa integrazione. Quindi hanno approfittat di questo periodo a casa per fare corsi di aggiornamento ed approfondimento scientifico, di supporto a distanza, per quanto potevano, al mondo degli operatori impegnati in prima linea, ma la nostra scelta è che anche se non puoi lavorare come al tuo solito, la cassa integrazione l’abbiamo voluto evitare a tutti i costi».

E ancora: «Abbiamo continuato a lavorare e non ci siamo interrotti. In questo periodo abbiamo lavorato per portare avanti un’operazione importante, anzi, si vedra’ a breve, che sarà più di una. Tutte queste cose non si fanno perchè c’è qualcuno che le pensa e basta ma perchè c’è qualcuno che le porta avanti. Le hanno portate avanti le nostre persone: chi ha lavorato nelle fabbriche, chi ha lavorato nelle strutture di sostegno, chi ha lavorato a casa. Io volevo dare un ringraziamento grandissimo a tutto il gruppo Menarini perchè ha dimostrato, anche in questo periodo, di difficoltà una dedizione ed una spinta straordinaria».

Per quanto riguarda i piani futuri di sviluppo, Lucia Aleotti ha solo detto: «Sulle acquisizioni in questa fase non posso commentare perchè siamo ancora in attesa della fine della procedura. Quando si lavora con imprese quotate a New York un rigore ancora più
estremo è d’obbligo».

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