Skip to main content

Ci attende lo scoppio delle migrazioni climatiche, 143 milioni di persone si trasferiranno entro il 2050

Da qualche anno sottolineiamo l’invasione dei migranti, per lo più economici e clandestini, che sbarcano o arrivano via terra o via mare in Italia per poi cercare fortuna o nel nostro paese o in Europa. Si tratta di cifre rilevanti, ma limitate a fronte delle previsioni di un altro tipo di migrazione, o meglio d’invasione, che ci aspetta nei prossimi anni.

Ci mette sull’avviso un libro di Francesca Santolini, esperta di questioni climatiche, intitolato Profughi del clima, pubblicato da Rubbettino, mette a fuoco la dimensione di un fenomeno che potrebbe trasformarsi nella piu grave crisi dei rifugiati dalla Seconda guerra mondiale in poi, con flussi migratori senza precedenti.

Il World Economic Forum, che riunisce il gotha dell’economia mondiale, riconosce il cambiamento climatico come il rischio plu grande della terra. Nel rapporto Global Report si legge: la «mancata mitigazione e il mancato adattamento al cambiamento climatico sono il rischio globale numero uno in termini di impatto, mentre il pericolo piu probabile e ‘costituito dalle migrazioni involontarie su larga scala, che registrano quest’anno la piu Torte crescita in termini di impatto e di probabilità ».

Tuttavia è stato l’Ipcc – l’organismo voluto dall’Onu che riunisce duemila scienziati – che ha quantificato il fenomeno e rilevato che i cambiamenti climatici faranno crescere i rischi di conflitti violenti «amplificando i ben documentati driver di questi conflitti, come la poverta ‘e gli shock economici». Quello che per esempio sta già accadendo in Africa attorno al bacino del lago Ciad dove si sono accesi conflitti a bassa intensità per il controllo delle acque, generando migrazioni forzate.

L’autrice del libro ha raccolto dati, analisi, proiezioni. Secondo uno studio della Banca Mondiale, entro il 2050 saranno ben 143 milioni le persone costrette a spostarsi dalle proprie terre per motivi climatici. A questo punto si apre un nodo di natura giuridica sullo status di migrante climatico. Al momento questa fattispecie non gode di un formale riconoscimento tra le «categorie» dei migranti. Non vi è un accordo anche se si tratta di migrazioni forzate perché fuggono da luoghi devastati da calamita naturali. Inondazioni, desertificazione, siccità. E non potranno certo porvi rimedio le inutili e pletoriche organizzazioni internazionali come Onu e Unhcr.

Un’apertura, come sappiamo e come naturale, considerato il soggetto, è venuta già da Papa Francesco che, nella sua enciclica sociale e verde, la Laudato si’, ha dedicato diversi punti ai migranti climatici incoraggiando la comunità internazionale a trovare un accordo e a non voltare lo sguardo altrove.

A settembre l’Ipcc ha dovuto rivedere le proiezioni includendo tra le terre che verranno sommerse nell’arco di 30 anni il Bangladesh, il Sudest asiatico che è un’area particolarmente vulnerabile, tanto che Ho Chi Minh City e Bangkok saranno sott’acqua entro il 2050, e milioni di persone nel Delta del Mekong.

Inizia una corsa contro il tempo le cui conseguenze rischiano di travolgere definitivamente le democrazie occidentali.


Ezzelino da Montepulico


Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741