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Giustizia: carcerazioni ingiuste, deve pagare anche il magistrato. Proposta di legge di Forza Italia

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ROMA – Liana Milella su Repubblica ci segnala che è stata depositata del parlamentare Enrico Costa una proposta di legge interessante contro la malagiustizia: se un innocente finisce in prigione non deve pagare solo lo Stato, ma anche il magistrato responsabile. Fine della pacchia per le toghe onnipotenti.

Si propone di far scattare una misura disciplinare specifica contro le toghe per gli arresti, «troppi, non necessari, e se riconosciuti ingiusti, poi risarciti dallo Stato con milioni di euro», come dice Enrico Costa di Forza Italia, chiesti dai pm e autorizzati dai gip.

Quelle ingiuste detenzioni che l’anno scorso, un migliaio circa, hanno costretto lo Stato a rimborsare quasi 45 milioni di euro. La proposta è in commissione Giustizia a Montecitorio. Relatore Pierantonio Zanettin, avvocato ed ex laico del Csm. A dare il via libera potrebbe essere il Guardasigilli Alfonso Bonafede. Il quale peraltro, quando al Senato si è difeso nella mozione di sfiducia per via dell’ex pm Di Matteo, ha ricordato anche che in via Arenula ha dato esplicito mandato al suo ispettorato di monitorare tutti i casi effettivi di ingiusta detenzione per verificare se non ci sia stato un comportamento anomalo da parte dei magistrati che hanno chiesto e poi disposto gli arresti.

Protestano subito le toghe, che vogliono restare impunite. Il segretario dell’Anm, Giuliano Caputo: «Abbiamo già efficaci strumenti per accertare eventuali errori e un rigoroso sistema di responsabilità civile e disciplinare. Questa modifica è inutile e rischia di condizionare l’adozione di iniziative cautelari proprio nella fase in cui i magistrati sono chiamati ad operare scrupolosamente, sulla base di element’ frammentari, un difficile bilanciamento tra le fondamentali garanzie di libertà e le esigenze di tutela della collettività. Che si tratti dell’ennesima norma manifesto è confermato dal riferimento alla superficialità, concetto e terminologia del tutto estranei al mondo del diritto».

Ma Costa la pensa in tutt’altro modo, ed è convinto che anche la maggioranza lo seguirà: «Se viene tolta ingiustamente la libertà a una persona, non può pagare solo lo Stato, ma occorre fare chiarezza e verificare se ci sono state negligenza o superficialità da parte del magistrato che come pm ha richiesto l’arresto o come gip lo ha disposto. Ci sono vite distrutte per arresti decisi con troppa disinvoltura. Talvolta ai limiti del sequestro di persona».

La mini legge, in tutto due articoli, nella procedura di riparazione dell’errore giudiziario riconosciuto come tale, inserisce il passaggio disciplinare, perché «la sentenza che accoglie la domanda di riparazione è trasmessa agli organi titolari dell’azione disciplinare nei riguardi dei magistrati, per le valutazioni di loro competenza». Ma sarebbe opportuno che il magistrato che ha sbagliato pagasse non solo dal punto di vista disciplinare, ma anche di tasca propria, come tutti i pubblici dipendenti quando sbagliano. Ma si tratta già di un notevole passo in avanti rispetto all’impunibilità attuale delle toghe che sbagliano.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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