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Recovery fund: vertice Ue, è guerra fra bande. Si tenta un compromesso a cena

RecoBRUXELLES – E’ battaglia al vertice Ue su tre elementi principali: la governance; il volume e l’equilibrio tra sussidi e prestiti del Recovery Fund; e le correzioni al Bilancio 2021-2027. Si apprende da fonti diplomatiche europee. Sono state presentate varie opzioni per la riduzione del tetto del Bilancio e dei sussidi (190 miliardi) che compongono la parte di Recovery Fund suddiviso per programmi (quindi per il momento non ci sono tentativi di tagliare la Resilence and Recovery Facility da 560 miliardi, 310 miliardi di trasferimenti a fondo perduto e 250 miliardi di prestiti, che costituisce il perno della proposta).

MICHEL – Michel presenta una proposta: un ‘freno d’emergenza’ sugli esborsi per rassicurare l’Olanda – Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel tentativo di rompere le resistenze del premier olandese Mark Rutte, ha presentato una proposta che prevede la possibilità di ricorrere ad una sorta di ‘freno d’emergenza’ che bloccherebbe i pagamenti del Recovery Fund se non ci fosse “consenso” tra i governi, rimandando la questione ai leader. Il meccanismo verrebbe applicato sull’attuazione dei piani nazionali di riforma, non sul loro ok iniziale.

SANCHEZ – Sanchez affronta Rutte, ma olandese non cede – Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, nella prima parte della riunione al vertice dei leader di oggi, ha preso la parola a lungo contro la richiesta dell’olandese, Mark Rutte, di legare la governance del Recovery Fund ad un voto all’unanimità in Consiglio sull’attuazione delle riforme strutturali. Per il momento però i Paesi Bassi non stanno cedendo su niente. Si apprende da fonti diplomatiche europee.

DANIMARCA – La Danimarca guida la carica per la riduzione del Bilancio e sui ‘rebate’. Dall’altra la Francia chiede invece di mettere fine agli sconti. L’Olanda insiste sulla necessità di un nuovo meccanismo di governance del Fondo di rilancio, mentre Italia e Spagna puntano sulla proposta della Commissione europea, che prevede una procedura con la maggioranza inversa. Fino ad ora però la temperatura in sala non si è alzata troppo e pare che i leader stiano preservando le proprie energie per domani, quando nuove proposte verranno messe sul tavolo (come risultato della discussione di oggi) e si dovranno tirare le fila dell’incontro.

“La situazione è complessa ma il clima è responsabile e costruttivo”, spiegano fonti diplomatiche italiane descrivono il negoziato in corso al tavolo del Consiglio europeo. Dopo oltre sette ore la plenaria è stata sospesa per dare il via a una serie di colloqui bilaterali e multilaterali per provare a sbloccare una trattativa che è ancora in alto mare e sembra per ora aver cristallizzato le distanze. Ma il clima, viene spiegato, è “costruttivo”: i lavori proseguono.

Una proposta contenente nuovi elementi per avvicinare le posizioni su Recovery Fund e Bilancio Ue 2021-2027, potrebbe essere sul tavolo dei leader, già per la discussione della cena di lavoro. Almeno queste sono le attese di alcune fonti diplomatiche europee.

Non è un tutti contro tutti, ma una guerra tra bande. La prima ad esplodere, annunciata già alla vigilia, è tra Conte e Rutte. “La tua proposta sulla governance del Recovery fund è incompatibile con i trattati e impraticabile sul piano politico”, gli si rivolge il premier riferendosi all’unanimità del voto in Consiglio (leggi diritto di veto) che l’olandese reclama per gli esborsi europei. “Non la beviamo”, replicano dall’Aja. “Questa è una situazione eccezionale che richiede una solidarietà eccezionale, per la quale si possono trovare soluzioni straordinarie. Occorre essere creativi”, insistono fonti olandesi. I diversi schieramenti sono in contatto da settimane e hanno concordato le strategie.

KURZ – L’austriaco Kurz spiega la posizione dei frugali: “Insieme a Paesi Bassi, Svezia e Danimarca abbiamo una linea strettamente coordinata”, che prevede una riduzione del “volume totale” del bilancio e del Recovery fund e soprattutto della quota di “sovvenzioni” a fondo perduto. Vogliono poi cambiare i criteri di distribuzione degli aiuti, ora basati su Pil e disoccupazione degli ultimi 5 anni, e le modalità di “rimborso”, anticipando la restituzione degli aiuti. Anche la Finlandia preferirebbe “meno della metà di sovvenzioni”, annuncia la premier Sanna Marin.

OLANDA – C’è poi la battaglia in solitaria dell’Olanda sulla governance, cioè su chi darà il via libera ai piani di rilancio dei singoli Paesi. Rutte, come detto, insiste perché sia il Consiglio a decidere all’unanimità, in modo da avere un controllo diretto sui piani di ciascuno. L’Italia è in prima fila con Spagna, Portogallo e Francia, tra gli altri, a difendere i 750 miliardi del Recovery fund, e soprattutto i 500 miliardi di sovvenzioni. Perché deve assicurarsi che non scendano quegli 81 miliardi che le spettano nell’attuale distribuzione. Qualcosa è disposta a tagliare, ma certamente non sulla parte destinata alle sovvenzioni per il rilancio, bensì su quella che andrà ai singoli programmi.

Vedremo se la cena e poi la notte porteranno consiglio, ma le premesse sono burrascose.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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