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Bruxelles: nuova proposta di Michel, vincono i frugali. All’Italia 209 miliardi, ma con più prestiti e col controllo del Consiglio

Il presidente del consiglio Giuseppe Conte a Bruxelles

BRUXELLES – Al quarto giorno di negoziati arriva sul tavolo l’ultima mediazione proposta da Charles Michel, presidente del Consiglio d’Europa che riunisce i capi di Stato e di Governo dei 27 membri della Ue. L’importo complessivo del Recovery Fund resta a quota 750 miliardi come proposto da Germania e Francia e accettato dalla Commissione Ue. Cambia pero’ la composizione: 390 miliardi in sovvenzioni (anziche’ 500) e 360 miliardi in prestiti (invece di 250). All’Italia toccherebbero risorse per 209 miliardi invece dei 172 miliardi inizialmente calcolati. Aumenterebbe perà la componente di prestiti: 127 miliardi (contro 91 iniziali) mentre la quota a fondo perduto resterebbe invariata a 82 miliardi.

I fondi verranno erogati fra quest’anno e il prossimo. Su questo fronte il premier Conte ha raggiunto un misero risultato. Probabilmente ha funzionato la velata minaccia di chiedere alla Commissione di accelerare i tempi nella riorganizzazione dei sistemi fiscali. Una prospettiva che avrebbe tolto molti vantaggi all’Olanda. Però il primo ministro italiano ha dovuto cedere su quasi tutti gli aspetti.

I fondi dovranno essere erogati a fronte di progetti credibili e per dare soddisfazione ai quattro frugali capeggiati dal premier olandese Mark Rutte la bozza di Charles Michel ha posto condizioni precise. Nasce una governance del tutto innovativa che toglie il diritto di giudicare i programmi alla Commissione, considerata un organo troppo politico, per portarla direttamente al Consiglio. Proprio quello che Conte voleva evitare. Inoltre viene introdotta un sorta di diritto di veto. Non ultimativo, come chiesto da Rutte, ma comunque vincolante: «Se – si legge nel testo – uno o piu’ Stati membri ritengono che vi siano gravi deviazioni dal soddisfacente raggiungimento dei traguardi e degli obiettivi pertinenti possono chiedere al presidente del Consiglio europeo di sottoporre la questione al successivo Consiglio europeo». Secondo la bozza, una volta attivato l’allarme «la Commissione adotta una decisione sulla valutazione del soddisfacente raggiungimento degli obiettivi fissati a livello Ue e sull’approvazione dei pagamenti. Se la questione e’ stata deferita al Consiglio europeo, nessuna decisione della Commissione sugli obiettivi mancati sara’ presa fino a quando il prossimo Consiglio europeo non avra’ discusso in modo decisivo della questione. Questo processo non dovrebbe richiedere piu’ di tre mesi dopo che la Commissione ha chiesto il parere del Comitato economico e finanziario.

Proprio il tema dei controlli resta lo scoglio difficile da superare per l’Italia. Il premier aveva affermato solennemente: «c’e’ un limite, che non va superato per la dignita’ dell’Italia e la dignita’degli altri Paesi che in questo momento stanno vivendo le piu’gravi conseguenze dell’emergenza economica dovuta al Coronavirus. Ecco perchè, aveva detto il premier Conte, se questo piano viene riempito di ostacoli, di meccanismi in qualche modo che ne condizionano e compromettono l’efficacia, non serve a nulla».

Altra vittoria dei frugali riguarda le cosiddette restituzioni. Un sistema introdotto ai tempi di Margareth Thatcher al grido di “back my money”. Il bilancio europeo 2021-2027 nella nuova proposta messa sul tavolo dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel resta a 1.074 miliardi. Aumentano i rimborsi per Danimarca (322 milioni), Germania (3,6 miliardi), Olanda (1,9 miliardi), Austria (565milioni) e Svezia (un miliardo).

In sostanza il premier è stato suonato ben bene dai 26 colleghi, compresa la Germania, perché ha ottenuto sì una buona dose di finanziamenti, ma soprattutto sotto forma di prestiti e col giogo insopportabile del controllo da parte degli altri Capi di Stato e di Governo che possono decidere sulla politica italiana e sui sacrifici da imporre agli italiani. Evenienza che il premier aveva assolutamente escluso. Un pivello, un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro. E la Germania spunta addirittura 3,6 miliardi di rimborsi, così come cifre rilevanti riscuoteranno i cosiddetti frugali. Una Caporetto, ci attendono tempi duri sotto la dittatura politica ed economica di Rutte e della Merkel. Che hanno fatto un ottimo gioco delle parti. La cancelliera ha fatto fare il lavoro sporco al premier olandese per poi trarne i vantaggi. Un’altra prova, se ce ne fosse stato bisogno, che non ci si doveva fidare delle lusinghe dei tedeschi.

Attendiamo comunque il risultato finale, ma c’è poco da stare allegri. Siamo avviati verso la strada che ha rovinato la Grecia. Che ha subito riduzione sostanziale delle pensioni, patrimoniale, riduzione degli stipendi pubblici, acquisizione da parte della Germania di infrastrutture, banche, gioielli del Paese. Non vorremmo che, grazie alla dabbenaggine (complice?) del governo giallorosso, accadesse lo stesso all’Italia. Speriamo di sbagliarci, di essere troppo pessimisti, ma i presupposti e i precedenti non ci fanno ben sperare.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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