Immigrazione: gestione emergenza, per ora restano i decreti Salvini, le elezioni incombono
ROMA – Per il resto dell’estate, il governo continuera’ a gestire l’emergenza immigrazione con i decretiSicurezza dell’ex ministro Matteo Salvini. La modifica di quei provvedimenti e’ rinviata a settembre,nonostante il pressing del Pd che da mesi chiede il rispetto di uno dei punti qualificanti dell’intesa di governo. Il M5s non vuole saperne e il premier, Giuseppe Conte, nicchia. Anche se diversi nodi stanno venendo al pettine proprio in queste settimane. Non solo il prevedibile aumento dei flussi dal Nord Africa (Tunisia inclusa) e i disordini negli hotspot al collasso,con la fuga di migranti e il rischio di diffusione del Covid, ma anche il rigurgito di polemiche sulla Libia, dove tre migranti sono rimasti uccisi durante una sparatoria con la Guardia costiera, finanziata attraverso il Memorandum rinnovato dall’Italia a febbraio scorso.
“E’ un contesto senza precedenti”, ammette il Viminale, che sta parando i colpi a livello politico e operativo, anche col noleggio di due navi con capienza di almeno 600 posti, arrivate per gara bandita dal ministero dei Trasporti. Nell’occhio dei ciclone restano i decreti salviniani, che avrebbero gia’ dimostrato diverse criticita’. Tecnicamente, i nodi da sciogliere sono stati individuati giovedi’ al Viminale (salvo essere poi messi in discussione dal M5s, soprattutto in merito alla cancellazione delle multe milionarie alle navi ong) ma il Consiglio dei ministri, con ogni probabilita’, non si terra’ prima delle Regionali e del referendum. Un altro rinvio, dunque, nel periodo piu’ caldo per l’emergenza, che offre il destro all’opposizione per intensificare l’attacco al governo. Lega e Fi hanno presentato a Lampedusa un esposto contro il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, per gli sbarchi massicci nell’isola e la potenziale riesplosione della pandemia.
A preoccupare e’ anche l’apertura del fronte tunisino, dove la situazione economica si e’ aggravata, causando la fuga di migranti verso le nostre coste. Il ministro degli Esteri, a costo di entrare in contrasto col Viminale, spinge per la linea dura, con tanto di stop al finanziamento della cooperazione. “Dobbiamo riattivare subito i meccanismi di rimpatrio verso la Tunisia – intima Luigi Di Maio – perche’ deve essere chiaro che per noi la Tunisia e’ un paese sicuro”. Lo stesso non si puo’ dire della Libia, secondo le organizzazioni internazionali che parlano di “crisi umanitaria”, soprattutto da quando si e’ inasprita la guerra civile. Il governo, tuttavia, ha rinnovato per tre anni il Memorandum del 2017. E a meta’ luglio il Parlamento, con il soccorso del centrodestra, ha autorizzato il rifinanziamento che include i fondi alla Guardia costiera.
Resta questo uno dei punti di scontro fra le forze di maggioranza, ma tutto è rinviato a fine settembre, tanto la magistratura fa finta di nulla e il Capo dello Stato si occupa di premiazioni e discorsi vari.