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Pensioni, dal 2022, finita Quota 100, occorre evitare il ritorno alla legge Fornero

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Il Ministro Fornero in lacrime annuncia sacrifici per i pensionati

Dal sito pensionipertutti.it riprendiamo alcune interessanti riflessioni di Mauro Marino, già dipendente dell’Agenzia delle Entrate, in tema pensionistico. Imperniate su Quota 100 e i futuri adeguamenti. Dice Marino che il governo molto probabilmente (con qualche maldipancia da parte PD e di IV) lascerà che la legge segua il suo corso e termini pertanto alla fine del 2021. Non sarà facile far digerire alla Commissione Europea proprio questa legge sulla quale sono piovute tante critiche dai paesi cosiddetti “frugali” del nord europa ma alla fine la capacità del premier Conte di mediare otterrà il via libera anche considerando che alla fine del triennio il costo complessivo della legge nei tre anni sarà di circa 13 miliardi a fronte dei 20 miliardi previsti.

Senza alcun intervento dal 1 gennaio 2022 si tornerà alla legge Fornero, istituita sotto il governo Monti, che dal 2012 ha esteso a tutti il cosiddetto sistema contributivo. Pensione più alta a fronte di più contributi versati. Allungamento dell’età pensionabile a 67 anni e possibilità di pensione anticipata a 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, oltre a una finestra di tre mesi. Quindi se non si interviene al più presto si potrebbe creare uno scalone addirittura di cinque anni.

Si passerebbe in una notte al 1/1/2022 dagli attuali 62 a 67 anni! Bisogna pertanto fare un intervento sulle pensioni mediando tra le necessità di bilancio (covid, meno occupati e più pensionati) e le giuste aspettative dei lavoratori che dopo una vita di lavoro (sopratutto lavori usuranti) si aspettano una serena pensione e un assegno dignitoso. E’ un tema spinosissimo considerando che che nel bilancio annuale dello stato all’attualità di circa 850 miliardi l’anno, 500 servono per pensioni e stipendi della P.A. e 120 sono necessari alla sanità pubblica.

Presto, osserva Marino, cominceranno gli incontri governo-sindacati-confindustria-associazioni di categoria, ci saranno continue dichiarazioni di politici, ma alla fin fine la soluzione potrebbe essere meno problematica di quanto si pensa. Si potrebbe attuare un sistema flessibile partendo da un’età di circa 62/63 anni, si uscirebbe dal mondo del lavoro prima in cambio di una minima penalizzazione annuale (nell’ordine del 1/2% annuo). Andando in pensione prima si usufruirebbe per più anni della pensione e si dovrebbe accettare pertanto assegni leggermente più bassi.Non sara facile anche perché gli assegni, già di per se non altissimi anche a causa dei famosi coefficienti di trasformazione, ogni due anni diminuiscono ma bisognerà trovare per forza una soluzione per uscire da questa impasse e dare agli italiani finalmente una legge duratura con la certezza del diritto, evitando ingiustizie sociali come gli esodati, una categoria sacrificata dalla Fornero, e che dia loro la possibilità di scegliere e programmare la propria vita conoscendo esattamente le regole del gioco.

Questo il saggio consiglio di chi ha esperienza e ha lavorato nell’amministrazione per una vita, purtroppo adesso al governo c’è gente che non ha mai lavorato in vita sua, che non conosce le dinamiche delle imprese e dello Stato, e per questo siamo sicuri che non riuscirà a trovare la quadra, nemmeno consultando i 1.000 esperti di Conte (pagati da noi), che sono serviti soltanto a creare caos in molte situazioni.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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