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Trump indagato dalla procura di Manhattan. Anche negli Usa si sceglie la via giudiziaria per eliminare gli avversari

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump

NEW YORK – Anche in America, come in Italia, le sinistre, i democratici, non riuscendo a prevalere sui conservatori per via democratica, con le elezioni, su affidano alla scorciatoia giudiziaria e a quella mass mediatica per eliminare gli avversari. In Italia è successo a Berlusconi, sta succedendo a Salvini, la Meloni teme che prima o poi toccherà anche a lei.

Negli Stati Uniti, con tempismo perfetto, la procura distrettuale di Manhattan indaga il presidente Donald Trump per frode bancaria e assicurativa. È quanto riporta il New York Times, secondo il quale il procuratore Cyrus Vance Jr — l’uomo che fece arrestare Dominique Strauss Kahn a New York nel 2011 — ha depositato una serie di nuovi atti con cui chiede a Trump di consegnare le dichiarazioni dei redditi degli ultimi otto anni, sia del presidente sia della sua organizzazione. Il procuratore ha parlato di «indiscusse» notizie di stampa riportate l’anno scorso riguardo le pratiche di Trump, notizie che darebbero una «base legale» per la richiesta dei documenti che il presidente si è sempre rifiutato di consegnare.
Tra i fatti all’esame della procura, la testimonianza dell’ex avvocato e tuttofare di Trump, Michael Cohen, secondo il quale il presidente potrebbe aver gonfiato il suo patrimonio e il valore delle proprietà per ottenere prestiti bancari e polizze assicurative di valore superiore a quelli a cui avrebbe avuto accesso. Per circa un anno Trump ha cercato di ostacolare l’inchiesta — che parte dai pagamenti effettuati da Cohen per comprare il silenzio di due donne, Stormy Daniels e Karen McDougal — sostenendo che, in quanto presidente in carica, sarebbe immune dalle indagini statali: l’indagine sarebbe «follemente esagerata» e «in malafede», sostengono gli avvocati di Trump, e consisterebbe in una «molestia nei suoi confronti, nonché in una violazione dei suoi diritti legali». Meno di un mese fa, però, la Corte Suprema ha rigettato la posizione di Trump: il massimo tribunale americano ha deciso di «congelare» per il momento la consegna dei documenti fiscali da parte di Trump, ma ha chiarito che sarà comunque tenuto a farlo.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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