Mattarella: bacchettata ai presidenti delle Regioni. E «il Recovery fund non sia assalto alla diligenza»
ROMA – Una bacchettata alle Regioni, ricordando l’articolo 114 della Costituzione. Devono collaborare, non cercare di sostituirsi allo Stato centrale. Eppoi monito a tutti sul recovery fund: dev’essere un momento di ricostruzione e rilancio non l’assalto alla diligenza. Ecco, in sintesi, l’intervento, assai mirato del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricevendo i presidenti delle Regioni al Quirinale: «In questi 50 anni, le Regioni si sono affermate come componente fondamentale dell’architettura della Repubblica. Le Regioni si sono rivelate forte elemento di coesione del popolo italiano. La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. Appunto per questa corresponsabilità nella struttura della Repubblica “le Regioni partecipano al dovere di eseguire gli art. 2 e 3 della Costituzione. E’ un compito collettivo, che coinvolge la Repubblica intera, come ci dice anche una lettura autentica dell’art.118 dove la sussidarietà è indicata non solo come metodo ma come valore».
Eppoi il recovery fund: «L’Ue – ha detto Mattarella – ha dato prova di lungimiranza e tempestività con il Recovery fund ma questo, “come correttamente interpretato”, va ritenuto “non un passaggio della diligenza cui attingere ma occasione di storico rilancio per l’Italia. Il Revovery fund è una “occasione di storico rilancio”, un “appuntamento da non perdere per incidere sui nodi strutturali con riforme e investimenti strutturali, con il recupero di ritardi decennali. Nel documento presentato dalle Regioni è condivisibile il concetto di “moderna e unitaria concezione del sistema delle autonomie territoriali che rifugga da ogni centralismo sia statale sia regionale. Si avverte la necessità di individuare con maggior precisione sedi e procedure attraverso le quali il principio di leale collaborazione, caposaldo della giurisprudenza costituzionale, possa divenire sempre di più la cifra dei rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Automomie locali. E’ importante che la soggettività politica delle Regioni si sviluppi non in contrapposizione con l’indirizzo politico statale ma in chiave di confronto e di cooperazione».
Infine il ragionamento su coronavirus e rilancio, con collaborazione convinta fra Governo e Regioni: «Se la violenza dell’epidemia appare essersi attenuata, non sono venute meno le esigenze di promuovere politiche coerenti con la tutela della salute dei nostri concittadini e con le esigenze di rilancio dell’economia del Paese, così duramente colpita dalle conseguenze della crisi sanitaria. Il Piano per l’Italia, in cui è prezioso il contributo delle Regioni, rappresenta un impegno ineludibile. Devono esserci modalità di coinvolgimento e collaborazione compatibili con la pressante urgenza di definizione. È un appuntamento da non perdere per incidere su nodi strutturali con riforme e investimenti commisurati: tutela dei bisogni, rilancio dell’economia, valorizzazione dei territori con il recupero di ritardi decennali, sono priorità nazionali da definire alle quali devono concorrere tutte le energie del Paese, istituzionali e sociali. La Repubblica Italiana, forte del suo consolidato assetto e delle sue capacità, saprà far fronte, ad ogni livello di governo, anche a questa sfida. La riforma del Titolo V ha rappresentato un coerente sviluppo dei principi costituzionali. Il legislatore costituzionale ha previsto che l’esercizio dell’autonomia si conformi ad esigenze di solidarietà e di perequazione finanziaria tra i diversi territori, riconoscendo allo Stato il ruolo di garante dell’uniformità dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali sull’intero territorio nazionale. Esigenze accresciute dalla consapevolezza dell’aumento del divario di sviluppo tra i territori e, segnatamente, tra il Nord e il Sud del Paese. La solidarietà, peraltro, rafforza il dovere di un utilizzo equo, efficace ed efficiente delle risorse da parte di tutte le Regioni».