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Rondine di Arezzo: Liliana Segre, l’ultima testimonianza dedicata ai giovani di tutto il mondo. «Ero bambina invisibile»

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Liliana Segre, l’ultima testimonianza (Foto ANSA)

AREZZO – Ultima testimonianza pubblica di Liliana Segre, oggi 9 ottobre a Rondine di Arezzo. Ultima testimonianza dedicata alle scuole italiane e ai giovani del mondo Cittadella della Pace, sede dell’organizzazione internazionale impegnata da oltre vent’anni nella formazione di giovani leader di pace al fine di ridurre i
conflitti armati nel mondo. La senatrice a vita Liliana Segre offre una sua ultima testimonianza pubblica consegnando idealmente il testimone della difesa della
memoria ai giovani – simbolicamente rappresentati dai ragazzi nemici di Rondine che hanno scelto di convivere e impegnarsi per costruire processi di pace tra i loro popoli e da una delegazione di studentesse e studenti in rappresentanza delle scuole italiane – perché proseguano e diffondano il suo messaggio di pace e superamento dell’odio.

Ad onorare quest’ultima testimonianza sono presenti il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, e il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, oltre ad un’ampia rappresentanza del Consiglio dei Ministri e altre Istituzioni: Gaetano Manfredi, ministro dell’Università e della Ricerca; Stefania Giannini, vicedirettrice dell’Unesco con delega all’educazione; Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane; Luigi Di Maio, ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione; Luciana Lamorgese, ministra dell’Interno; Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione; il cardinale
Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

«E’ una giornata dedicata ai giovani e alle scuole che vedrà anche l’importante presenza delle Istituzioni per rendere omaggio al trentennale impegno di testimone della Shoah di Liliana Segre e per garantire l’impegno dello Stato a farsi promotore di questo passaggio del testimone ai giovani», spiega una nota dell’Associazione Rondine Cittadella della Pace. L’mpegno è sigillato dalla consegna alla senatrice della copia anastatica della prima edizione della Costituzione Italiana, inviata in dono dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e contenente il suo messaggio da parte della ministra Azzolina, in virtù dell’impegno del Ministero dell’Istruzione di farsi promotore del messaggio della Segre attraverso la scuola.

Azzolina, inoltre, lancia il primo bando di concorso rivolto alle scuole di ogni ordine e grado promosso insieme a Rondine Cittadella della Pace, dal titolo «Voltati, Janine vive!», titolo ispirato alla vita della senatrice Segre. Il concorso nasce dal protocollo di intesa siglato tra Ministero dell’Istruzione e l’Associazione Rondine Cittadella della Pace e rientra nelle attività promosse con l’obiettivo di «educare le nuove generazioni al rispetto delle differenze contro ogni forma di violenza e discriminazione, conservando sempre viva la memoria della Shoah nelle scuole».

AGGIORNAMENTO delle 17,00

«Un giorno di settembre del 1938 sono diventare l’altra. So che quando le mie amiche parlano di me aggiungono sempre la mia amica ebrea. E quel giorno a 8 anni non sono più potuta andare a scuola. Ero a tavola con mio papa e i nonni e mi dissero che ero stata espulsa. Chiesi perché, ricordo gli sguardi dei miei, mi risposero perché siamo ebrei, ci sono delle nuove leggi e gli ebrei non possono fare più una serie di cose. Se qualcuno legge a fondo le leggi razziali fasciste una delle cose più crudeli è stato far sentire invisibili i bambini. Molti miei compagni non si accorsero che il mio banco era vuoto”.

Lo ha detto la senatrice a vita Liliana Segre avviando la sua ultima testimonianza pubblica sulla Shiah e la sua prigionia nel campo di sterminio di Birkenau ad Auschwitz stamani a Rondine (Arezzo ) Cittadella della pace. «Quando si toglie l’umanità alle persone bisogna astrarsi e togliersi da lì col pensiero se si vuole vivere. Scegliere sempre la vita. Io sono viva per caso – ha detto Liliana Segre -. Perché tutte sceglievano la vita, poche quelle che si sono suicidate anche se era facilissimo». Segre ha anche detto: «Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato, certe cose non sono mai riuscita a perdonarle. Il campo di sterminio funzionava alla perfezione, da anni, non c’era il minimo errore. Cominciammo a capire che dovevamo cominciare a dimenticare il proprio nome, che nella tradizione ebraica ha un significato. Mi venne tatuato un numero sul braccio e dopo tanti anni si legge ancora bene, 75190. E dovemmo subito impararlo in tedesco. Quando entrai ad Auschwitz non avevo ancora studiato Dante, lo studiai dopo, ed eravamo condannate a delle pene ma non c’era il contrappasso: pensavo di essere impazzita. Non racconto mai tutti i dettagli della mia prigionia. Nel lager era così: quando non si ha niente, si ha solo il proprio corpo che dimagrisce a vista d’occhio, è molto difficile, salvo che nei romanzi, formare amicizie perché la paura di morire per un passo falso o un’occhiata, ti fa diventare quello che i tuoi aguzzini vogliono che tu sia: che tu diventi disumana, egoista. Dopo il distacco da mio padre, il terrore di diventare amico di qualcuno e poi perderlo mi faceva preferire la solitudine, io aveo paura di perdere ancora qualcosa».


Gatto

Gilda Giusti

Redazione Firenze Post

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
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