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Brexit: le distanze si accorciano, ma l’intesa è ancora lontana

Brexit
EPA/WILL OLIVER

La questione Brexit costituisce ancora un problema per l’Unione Europea, tanto che si sta cercando di accelerare gli incontri per trovare una soluzione che consenta di uscire dallo stallo dei mesi scorsi. Dopo sette giorni di negoziati intensi a Londra, le trattative con David Frost ed il suo team proseguono a Bruxelles, nel pieno rispetto delle misure sanitarie nazionali sul Covid. Lavoriamo duro per un accordo. Resta molto da fare. Questa affermazione del capo negoziatore della Ue sulla Brexit, Michel Barnier, ci dà il quadro esatto della situazione.

Ma l’ottimismo del negoziatore non trova riscontro con il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, che da sempre segue da vicino le trattative. E che si lascia andare a un commento a metà fra il faceto e il corrosivo, utilizzando un proverbio comune a molti Paesi d’Europa: «L’Ue rispetta la sovranità del Regno Unito. Dicono di volere una relazione ambiziosa con l’Unione, ma vogliono l’accesso al mercato unico, divergendo dai nostri standard e dalle regole». E cita «On ne peut pas avoir le beurre, l’argent du beurre et le souris de la crémière. You can’t have your cake and eat it». In italiano traduco, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. E riassume così i termini del negoziato: «Siamo uniti e determinati ad arrivare ad accordo ma non a qualunque costo. La parità di condizioni è essenziale perché garantisce, ad esempio, parità di standard di produzione industriale con il Regno Unito. Senza parità di standard non c’è accesso nel mercato Ue senza dazi o quote, perché questo metterebbe in pericolo i nostri posti di lavoro».

Il Regno Unito ha divorziato dall’Europa e non è più membro della Ue dalla fine dello scorso gennaio, ma si è stabilito un periodo di transizione di 11 mesi per avere il tempo di negoziare una nuova relazione: cioè per far sì che la G.B. resti nel mercato unico europeo e mantenga un’unione doganale. I cittadini britannici non sono più cittadini europei, ma possono continuare a vivere, lavorare, studiare e andare in pensione nell’Unione europea. Così come i cittadini dei 27 Paesi membri Ue nel Regno Unito, perché per il periodo di transizione fino al 31 dicembre resta il mercato unico, e fino ad allora si applica la libertà di circolazione di merci, persone, servizi e capitali oltre i confini.

Il primo gennaio 2021 sarà il primo giorno del Regno Unito al di fuori delle regole Ue. In base all’accordo di recesso della Brexit, quel giorno avrebbe potuto essere posticipato fino al 2022 o al 2023, ma Johnson ha escluso qualsiasi estensione del periodo di transizione.

Sono rimasti in sospeso ancora molti punti. Come restano legati Uk e Ue? Con quali regole comuni? Il rischio, se non si raggiunge un’intesa commerciale, è di rimanere con una Brexit senza accordo («no deal») alla fine di quest’anno. Con conseguenze che riguardano l’industria automobilistica, l’agricoltura, la pesca, ma anche gli ospedali, oltre a tutte le imprese europee che rischiano di dover lasciare il Regno Unito e viceversa.

Innanzitutto l’Ue sostiene la necessità di un accordo commerciale per garantire il flusso di merci senza dazi tra Unione europea e Regno Unito. Bruxelles chiede parità di condizioni.

Una seconda questione, che non interessa l’Italia, è quella della pesca, politicamente molto importante perché tocca in particolare l’annosa difficile relazione tra i pescatori francesi e quelli britannici e irlandesi: l’Europa vuole continuare ad avere accesso alle acque della Manica per mantenere le quote della pesca.

La terza è quella essenziale. Se non c’è accordo e nascono controversie chi decide? La Corte di Giustizia è il punto di riferimento per la Ue, non più per il Regno Unito. Per cui si dovrà ricorrere a qualche altra soluzione, ad arbitrati internazionali, visto che la Ue non può certo mandare carri armati e esercito (posto che ce l’avesse) per invadere l’Inghilterra.

Ultimo punto,anche questo a mio avviso molto importante, dovranno essere stabiliti accordi per la lotta alla criminalità internazionale e al terrorismo internazionale. Gli attentati che si sono succeduti in Germania, Belgio, Francia, Inghilterra, Spagna, ci ricordano anche questa necessità.

Nelle utlime riunioni bilaterali fra Ue e G.b si è parlato molto della pesca, ma mi sembra che questo, a dire il vero, sia un problema da porre agli ultimi posti della lista. Ma per un’Unione Europea che perde il tempo ad approvare direttive che fissano il diametro dei piselli non sarebbe certo una novità.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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