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Lamorgese: sull’attentatore di Nizza nessun segnale di vicinanza al jihadismo


ANSA / MATTEO BAZZI

ROMA – Lamorgese si difende dalle accuse lanciategli da ogni parte per aver fatto passare dall’Italia l’attentatore assassino di Nizza: «Nei confronti dell’attentatore di Nizza non erano mai emersi, sotto il profilo della sicurezza, elementi che ne facessero desumere la sua radicalizzazione o la sua vicinanza ad ambienti dello jihadismo, neanche da parte delle autorità tunisine». E’ quanto sottolinea la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, rispondendo durante il question time a un’interrogazione parlamentare di Forza Italia. «Analogamente, il soggetto non si era evidenziato nei canali della nostra intelligence. L’autore dell’attentato compiuto il 29 ottobre a Nizza era giunto, nell’ambito di uno sbarco autonomo, a Lampedusa il 20 settembre assieme ad altri dieci migranti e trasferito il giorno dopo a Porto Empedocle con una motovedetta della Guardia Costiera. Quindi, all’esito del periodo di isolamento sanitario, il cittadino tunisino è stato sbarcato il 9 ottobre presso il porto di Bari, sottoposto a fotosegnalamento, munito di decreto di respingimento firmato dal questore del capoluogo pugliese, con il contestuale ordine di lasciare il nostro territorio nazionale entro sette giorni. Gli sviluppi investigativi hanno permesso di ricostruire che l’attentatore di Nizza sarebbe partito dalla Tunisia fra il 18 e il 19 settembre, assieme a un connazionale facente parte di un gruppo di migranti sbarcati a Lampedusa. Dai primi accertamenti è emerso che dopo aver lasciato Bari si è recato a Palermo presso un connazionale che lo ha ospitato, adesso collocato presso il cpr di Gradisca d’Isonzo. Ora sono in corso approfondimenti finalizzati a ricostruire tutti gli spostamenti del tunisino sul nostro territorio nazionale e individuare altri soggetti che avrebbero potuto offrigli supporto logistico».

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