Cna: «Toscana zona rossa choc. Dalle aperture di Giani al lockdown. Ora nuove risorse»
FIRENZE – Giacomo Cioni, presidente di CNA, confederazione nazionale dell’artigianato, zona Firenze Metropolitana, all’annuncio della telefonata del Ministro Speranza al presidente per Giani per informarlo del passaggio della regione nella fascia di massimo rischio, ha commentato: «Siamo spiazzati questa mattina l’ordinanza della regione Toscana con cui si chiariscono i motivi per cui, come zona arancione, sono giustificati gli spostamenti fuori dal comune di residenza ci aveva fatto sperare in un inversione del trend ed invece eccoci in zona rossa».
«Occorre mantenere i nervi saldi – prosegue Cioni – resistere e ritrovare quella coesione e compartecipazione di marzo per superare anche questo scoglio. Certo è che anche lo stato, la Regione Toscana ed i comuni devono fare la loro parte perché con l’acuirsi della pandemia, il lockdown e la chiusura del commercio la situazione diventerà ancora più dura».
L’associazione torna a chiedere un’inversione di tendenza nelle modalità con cui vengono distribuiti i ristori: stop alla non-logica dei codici Ateco e via ad una serie di aiuti a fondo perduto per ogni impresa, parametrati sulla diminuzione di fatturato. I meccanismi individuati nei decreti ristori non riescono a dare adeguata tutela alle imprese, autonomi e professionisti che compongono le filiere colpite dalle misure restrittive. L’allargamento delle restrizioni su base territoriale rende superflua la distinzione tra le attività chiuse per ordinanza e quelle che, pur rimanendo aperte, vedono il proprio giro d’affari fortemente ridimensionato.
«Il crollo della domanda sta interessando segmenti sempre più ampi di mercato, tali da rendere chiaramente inadeguato il meccanismo dei codici Ateco, che richiedono quotidiani aggiustamenti. Diventa quindi indispensabile adottare come criterio per acceder al contributo a fondo perduto il calo di fatturato, unico strumento che effettivamente fotografa l’andamento delle imprese. In questa logica il riferimento non può essere limitato allo scorso mese di aprile ma dovrà tenere in considerazione un periodo più congruo, considerando la ciclicità di molti settori dell’economia. È evidente che dovranno essere stanziate ulteriori e robuste risorse finanziarie per fronteggiare una situazione in rapido peggioramento. Senza interventi tempestivi e incisivi rischia di chiudere i battenti fino a un quarto del sistema produttivo».