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Evasione fiscale, i controlli della Guardia di Finanza

Evasione fiscale e contributiva sfiora 110 miliardi di euro

ROMA – Sfiora i 110 miliardi di euro il totale dell’evasione tributaria e contributiva in Italia. La fetta maggiore del denaro sottratto alle casse dello Stato è legata alle tasse, pari a oltre 96 miliardi di euro; mentre mancano all’appello poco più di 11 miliardi di contributi previdenziali. Ed è l’Irpef (prelievo sui redditi delle persone fisiche) con quasi 38 miliardi (tra i 5 miliardi legati al lavoro autonomo e i 33 miliardi ai dipendenti) la regina dei balzelli ‘preferiti’ dagli evasori, seguita a ruota dall’Iva, con oltre 36 miliardi. In totale, le aziende riescono a nascondere quasi 14 miliardi, sommando gli 8,6 miliardi di Ires (imposta reddito societario) e i 5,2 miliardi di Irap (imposta regionale sulle attività produttive). È quanto emerge da un’analisi del Centro studi di Unimpresa secondo la quale il fisco non riesce a incassare, inoltre, 5 miliardi di Imu (imposta municipale sugli immobili) e 1,7 miliardi di accise sui prodotti energetici. In totale, ogni anno mancano alle casse dello Stato 107,3 miliardi di euro.

Nel 2013 il totale del denaro sottratto alla casse dello Stato era a quota 106,5 miliardi, nel 2014 a 110,03 miliardi, nel 2015 a 106,6 miliardi, nel 2016 a 107,02 miliardi e nel 2017 a 108,4 miliardi. Nel dettaglio, l’evasione di Irpef è passata dai 34,7 miliardi del 2013 ai 37,4 miliardi del 2017; l’evasione di Iva dai 34,9 miliardi del 2013 ai 36,8 miliardi del 2017; l’evasione di Ires dai 10,4 miliardi del 2013 ai 9 miliardi del 2017, mentre l’evasione di Irap dagli 8,3 miliardi del 2013 ai 5,2 miliardi del 2017. Quanto all’evasione di Imu e Tasi, i contribuenti non hanno versato 5,1 miliardi nel 2013 e 5,1 miliardi nel 2017; l’ammanco sul versante delle accise sui prodotti energetici, invece, è passato dagli 1,1 miliardi del 2013 agli oltre 2 miliardi del 2017. In netto calo l’evasione del Canone Rai che, dal 2016, è stato inserito nella bolletta elettrica: l’evasione relativa alla tassa sul possesso degli apparecchi televisivi era a 942 milioni nel 2013, a oltre 1 miliardo nel 2015 ed è crollata a 225 milioni nel 2017.

La situazione illustrata da Unimprese evidenzia l’incapacità o la mancata volontà di governi che si sono susseguiti negli ultimi anni, che sono capaci soltanto di strangolare e vessare i pensionati e i lavoratori a reddito fisso, promettono patrimoniali nei confronti dei soliti noti, mentre le grandi società e i grandi patrimoni portano sedi e capitali all’estero, gabbando il fisco italiano.

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