Lutto nel ciclismo: è morto Aldo Moser, capostipite di una famiglia di campioni
TRENTO – Purtroppo il Covid ha portato via anche Aldo Moser, il capostipite di una famiglia di uomini innamorati della bicicletta e poi di corridori che hanno scelto uno stile di vita, tra quelle montagne del Trentino dove coltivare vigneti in sella a due ruote. A darne notizia, L’Adige.
Aldo Moser, il capostipite di una famiglia di campioni
Nella mattinata di martedì 2 dicembre, si è spento Aldo, ricoverato da alcuni giorni in seguito alle complicazioni legate al Covid, a due mesi dai suoi prossimi 87 anni. Un addio doloroso e sofferto per i fratelli Enzo, Diego e Francesco e con lui i nipoti, tra cui Ignazio Moser che ha abbandonato la passione per la bici per dedicarsi alla moda e alla televisione al fianco della compagna, Cecilia Rodriguez.
Ciclista professionista dal 1954 al 1974, fratello di Francesco, Enzo e Diego, Aldo Moser aveva costruito sulla sua bici una carriera meravigliosa, arrivata quasi per caso tra le montagne del suo Trentino.
La carriera di Aldo Moser
Epica rimase la sua impresa nella neve, durante il Giro del 1956 tra Merano e il Bondone, le cui immagini – oggi – sembrano cosa davvero irripetibile. Tra i suoi successi, la Coppa Agostoni nel 1954, il Gran Premio Industria e Commercio di Prato nel 1955, due edizioni del Trofeo Baracchi nel 1958 e 1959 (in coppia con Ercole Baldini, con il quale arrivò secondo nel 1960), il Grand Prix des Nations a cronometro nel 1959, la Manica-Oceano nel 1960 (a cronometro ancora in coppia con Ercole Baldini) e la Coppa Bernocchi nel 1963 (70 chilometri di fuga solitaria).
Vestì quattro volte la maglia azzurra ai Mondiali su strada: a Frascati nel 1955, a Waregem nel 1957, a Reims nel 1958 e a Mendrisio nel 1971.
Ha partecipato a sedici edizioni del Giro d’Italia (arrivò quinto nel 1956 indossando due volte la maglia rosa) e si classificò terzo al Tour de Suisse 1962. Passaggi importanti e delicati, ricordi indelebili di una generazione cresciuta negli scontri epici e crudi tra Fausto Coppi e Gino Bartali, che intrapresero una via che appassionò un Paese in via di rinascita e ricostruzione.
Nella sua ultima stagione da professionista, nel 1973, corse nella Filotex con tre dei suoi fratelli, Enzo, Diego e Francesco. L’anno successivo era tesserato per la Furzi, con la quale tuttavia non corse mai, ritirandosi a fine marzo.