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Papa Francesco e il calcio: non ero bravo e giocavo portiere

ROMA – Fare il portiere è stato per me una grande scuola di vita. Il portiere deve essere pronto a rispondere a pericoli che possono arrivare da ogni parte. Ad affermarlo è il Papa Francesco in un passaggio della sua lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport che si trova in edicola con una versione integrale nel “libro-enciclica” sullo sport in omaggio con Gazzetta e Sportweek.
Il Papa ricorda in particolare la sua infanzia di quando in Argentina andava allo stadio. «Ricordo molto bene e con piacere quando, da bambino, con la mia famiglia andavamo allo stadio, El Gasómetro. Ho memoria, in modo particolare, del campionato del 1946, quello che il mio San Lorenzo vinse. Ricordo quelle giornate passate a vedere i calciatori giocare e la felicità di noi bambini quando tornavamo a casa: la gioia, la felicità sul volto, l’adrenalina nel sangue. Poi – continua – ho un altro ricordo, quello del pallone di stracci, la pelota de trapo: il cuoio costava e noi eravamo poveri, la gomma non era ancora così abituale, ma a noi bastava una palla di stracci per divertirci e fare, quasi, dei miracoli giocando nella piazzetta vicino a casa».

«Da piccolo mi piaceva il calcio, ma non ero tra i più bravi, anzi ero quello che in Argentina chiamano un ‘pata dura’, letteralmente gamba dura. Per questo mi facevano sempre giocare in porta. Ma fare il portiere è stato per me una grande scuola di vita. Il portiere deve essere pronto a rispondere a pericoli che possono arrivare da ogni parte… E ho giocato anche a basket, mi piaceva il basket perché mio papà era una colonna della squadra di pallacanestro
del San Lorenzo», conclude il Pontefice.

Queste dichiarazioni del Papa, divertenti, non sono però una novità: Bergoglio in visita a una parrocchia di Acilia, alle porte di Roma, il 22 maggio 2017, aveva già confessato ai bambini della parrocchia che non era bravo a calcio, e per questo faceva il portiere. ( da La Stampa). «Quando avevo la vostra età anche io giocavo a calcio ma non ero bravo, e da noi quelli che non giocano bene vengono chiamati “pata dura” (gamba dura)”, risponde Bergoglio alla domanda di un bambino.

E De Laurentis, in visita al Papa con la squadra del Napoli il 2 maggio 2014, aveva regalato al Pontefice una maglia ricamata con lo stemma pontificio con la scritta Francesco 1, firmata da tutti i calciatori ed inserita in una teca in legno fatta a mano.

Il Papa, a molti che ormai navigano sui 70 anni, ha fatto rivivere i tempi dell’infanzia, quando anche noi giocavamo per le strade con una palla fatta di stracci. Personalmente colgo anche un’altra similitudine, anch’io da ragazzo, sui campi dei gesuiti, giocavo a calcio da portiere e a pallacanestro da ala. Come Bergoglio. Poi le nostre strade sono diventate diverse…


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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