Toscana in zona arancione per San Valentino, le critiche di Confesercenti Toscana
FIRENZE – Confesercenti Toscana commenta duramente la decisione del governo Conte2 di reinserire la Toscana in zona arancione proprio a partire dal 14 febbraio, giorno di San Valentino. La decisione costituisce un duro colpo al settore, già provato duramente, dei pubblici esercizi, v isto che migliaia di prenotazioni sono saltate e molti clienti chiedono di anticipare il pranzo a oggi, sabato 13 febbraio. Ecco il comunicato di Confesercenti Toscana.
Il passaggio della nostra Regione in zona arancione, proprio nel giorno della Festa di San Valentino, rappresenta l’ennesimo duro colpo al settore dei pubblici esercizi che in questo fine settimana avevano già raccolto le prenotazioni, acquistato la merce e pianificato il personale.
«Il sistema dei colori e delle misure diversificate tra territori è fondamentale, ma le misure di contenimento sono diventate incomprensibili – afferma Nico Gronchi Presidente Confesercenti Toscana – I contagi aumentano nelle RSA e negli ospedali; per i trasporti non si sono trovate misure efficaci, e la soluzione è chiudere bar e ristoranti e fermare lo spostamento tra Comuni? Comunicare a 30.000 aziende che dovranno stare chiuse, a solo ventiquattro ore da un giorno da quasi tutto esaurito come domenica prossima. È una situazione troppo pesante e molti clienti stanno chiedendo di anticipare al sabato il pranzo di San Valentino, chi può lo faccia. Chiediamo provvedimenti straordinari per far fronte a un’emergenza straordinaria, che rischia di far scomparire un settore che dà lavoro a oltre 1 milione di persone – conclude Gronchi – Sono necessarie scelte coerenti nelle riaperture e risposte chiare e immediate in termini di indennizzi. Le nostre imprese non sono interruttori, ma da sempre tengono accesa la luce in tutto il Paese».
«E’ inaccettabile continuare a lavorare in un clima di incertezza costante e senza programmazione: questa situazione è diventata insostenibile. – afferma Franco Brogi Presidente Fiepet Toscana – Senza voler dare giudizi sulle valutazioni scientifiche che non ci competono, non possiamo che constatare la necessità di mettere in campo nuovi strumenti normativi che non possono limitarsi a divieti e limitazioni all’attività di impresa, ma che concilino la salvaguardia della salute pubblica, del lavoro e della convivenza civile e sociale. Le nostre imprese necessitano di misure di sostegno adeguate, e ben più consistenti di quelle messe in campo fino ad oggi, altrimenti migliaia di aziende falliranno. – prosegue Brogi – È essenziale rafforzare le misure economiche a sostegno del settore, a cominciare dal decreto ristori Quinques, ancora purtroppo in standby, rivedendo i meccanismi di calcolo dei contributi a fondo perduto su base annua».
Senza regole chiare e semplici, diventa difficile promuovere “comportamenti corretti”, che di fatto rappresentano l’unica soluzione per uscire da questa crisi. È necessario conciliare salute e lavoro, che, però, non può tradursi sempre e solamente in “chiudiamo le sole attività legate alla ristorazione e all’intrattenimento”. Chiediamo di definire in tempi rapidi un nuovo piano che affianchi la campagna vaccinale e superi la logica delle sole restrizioni, specificando cosa è possibile fare e quali le regole da seguire. Serve coerenza, tenendo conto che l’attuale sistema di insicurezza sta destabilizzando non solo le imprese ma anche i cittadini. Non a caso, oggi, sono in aumento le manifestazioni di insofferenza e protesta; fino agli episodi di disobbedienza civile con iniziative, perlopiù scomposte, ma nondimeno da considerare avvisaglie di una situazione sempre più esasperata.
È fondamentale restituire la dignità al settore dei pubblici esercizi, attraverso un piano ben definito che conduca a una riapertura in sicurezza dei locali. Le nuove considerazioni del CTS, sollecitato dalla nostra attività sindacale, rappresentano un cambiamento importante nell’approccio alla questione sicurezza nei pubblici esercizi. Dobbiamo ripartire da lì.