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Coronavirus: appalto mascherine da 1,25 mld. Sequestri per 70 milioni. Arcuri: «Siamo parte offesa»

Mascherine 24 Aprile E1587764416212
mascherine in commercio (Foto d’archivio)

ROMA – C’è stata una svolta nell’inchiesta della procura di Roma sulla commessa da 1,25 miliardi effettuata dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, a favore di 3 consorzi cinesi per l’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine tra chirurgiche FFP2 e FFP3. Otto indagati e sequestri di beni per 70 milioni. Traffico di influenze illecite (aggravato dal reato transnazionale) ricettazione, riciclaggio e auto-riciclaggio, sono i reati di cui sono accusati, a vario titolo, gli otto indagati. Tra loro figurano l’imprenditore Andrea Vincenzo Tommasi, a capo di una della società coinvolte nell’indagine e il giornalista, ora in aspettativa, Mario Benotti. In particolare, tra quest’ultimo e Arcuri sarebbero stati registrati oltre 1.200 contatti, tra telefonate ed sms nel periodo che va dal gennaio e il 6 maggio del 2020.Al vaglio degli inquirenti la posizione di quattro aziende italiane intermediare: Sunsky srl di Milano, la Partecipazioni Spa, la Microproducts IT srl e la Guernica srl di Roma.

Secondo la ricostruzione, a fronte dell’attività di intermediazione e dei relativi affidamenti, le società avrebbero percepito commissioni per decine di milioni di euro dalla Cina. A venire sequestrate, su decreto sequestro preventivo urgente emesso dalla procura ed eseguito in contemporanea con quello del gip, sono state quote societarie della Guernica srl di Roma, disponibilità finanziarie, polizze assicurative, case a Roma, Pioltello (Milano) e Ardea (Roma), auto e moto di lusso, gioielli e orologi di pregio nonché uno yacht.

Le indagini bancarie avrebbero accertato che gli indagati si sarebbero adoperati per distrarre ed occultare parte delle somme indebitamente percepite a titolo di commissioni mediante effettuazioni di pagamenti fittizi, prelievi personali, investimenti in beni e polizze assicurative. E’ quanto scrive il gip Paolo Andrea Taviano, precisando che «attesa la natura degli illeciti contestati, appaiono sussistere esigenze cautelari in ordine al concreto pericolo di perpetuazione ed aggravamento degli effetti dannosi del reato in considerazione del fatto che il denaro costituente profitto del reato potrebbe essere facilmente occultato e/o distratto, rendendone difficoltoso se non addirittura impossibile il recupero».

La struttura commissariale e il commissario Arcuri, in una nota, affermano: «Risulta evidente che la struttura commissariale e il commissario Arcuri, estranei alle indagini, sono stati oggetto di illecite strumentalizzazioni da parte degli indagati». La nota sottolinea poi che gli uffici continueranno «a fornire la più ampia collaborazione agli investigatori e che è già stato chiesto ai legali di valutare la costituzione di parte civile in giudizio per ottenere il risarcimento del danno, in quanto parte offesa».

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