Papa Francesco in Iraq, un passo in avanti nella condanna del terrorismo
Papa Francesco ha colto l’occasione della sua visita a Mosul e nella zona di Nassiriya, devastate da attentati terroristici, per condannare ogni atto di violenza, ma stavolta ha collegato la violenza anche alla fede, un nesso che in precedenza il Pontefice non aveva mai fatto.
Dice Papa Bergoglio: «Dio è misericordioso e l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione. E noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo abusa della religione».
E soprattutto è stato significativo il contesto nel quale sono state pronunciate le parole di Bergoglio, l’incontro interreligioso nella piana di Ur (Nassiriya, Sud dell’Iraq), dove, ricordiamolo sempre, fu compiuta la strage che sterminò il nucleo dei nostri Carabinieri, anche se molti nelle sinistre fanno finta di dimenticarlo.
A Nassiriya – sede dell’attentato per il quale, anche riviste di sinistra parlarono di terrorismo islamico – il Papa ha sottolineato che «sta a noi dissolvere con chiarezza i fraintendimenti. Non permettiamo che la luce del Cielo sia coperta dalle nuvole dell’odio! Sopra questo Paese si sono addensate le nubi oscure del terrorismo, della guerra e della violenza». Papa Francesco non lo dice, ma nella sua mente forse ha rievocato le gesta del terrorismo che insanguinò la base militare italiana.
Già più volte, da ultimo nel novembre 2020, Papa Francesco aveva condannato attentati sanguinosi, pur guardandosi bene dall’etichettarli islamici. «I gravi attentati che hanno insanguinato l’Europa da Nizza a Vienna e la popolazione che li ha subiti – aveva detto Bergoglio – sono nel pensiero e nella preghiera del Papa e sono deprecabili eventi che cercano di compromettere con la violenza e l’odio la collaborazione fraterna tra le religioni».
E l’8 febbraio 2021, ricevendo il Corpo diplomatico in Vaticano, Bergoglio aveva ribadito: «Il terrorismo è un’altra grave piaga di questo nostro tempo, che ogni anno miete in tutto il mondo numerose vittime tra la popolazione civile inerme. Si tratta di un male che è andato crescendo a partire dagli anni Settanta del secolo scorso e che ha avuto un momento culminante negli attentati che l’11 settembre 2001 hanno interessato gli Stati Uniti d’America, uccidendo quasi tremila persone. Purtroppo, il numero degli attentati è andato intensificandosi negli ultimi vent’anni, colpendo diversi Paesi in tutti i continenti, e il terrorismo colpisce soprattutto nell’Africa sub-sahariana, ma anche in Asia e in Europa».
Un notevole e lodevole passo in avanti del Pontefice, pur sempre attento a non esagerare per non guastare e compromettere i rapporti con altre religioni. Uno sforzo che deve costare molto a Bergoglio, che per tale ragione non può difendere a spada tratta e in modo più robusto le comunità cristiane oggetto di persecuzioni ed attacchi in ogni parte del mondo. E direi che, anche per questo, il viaggio del Papa in Iraq si può a buon diritto definire storico.