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Roma, Appello bis Mondo di mezzo: 10 anni a Carminati, 12 e 10 mesi a Buzzi. Caduta accusa mafiosa

Massimo Carminati, processo Mondo di mezzo
(Foto ANSA)

ROMA – E’ stato condannato a 10 anni dalla prima Corte d’Appello di Roma, l’ex Nar, Massimo Carminati nel processo di appello bis al Mondo di mezzo. I giudici hanno, invece, inflitto 12 anni e 10 mesi a Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative romane. Il processo si è celebrato per una ventina di imputati dopo che la Cassazione ha fatto cadere l’accusa di associazione mafiosa e chiesto il ricalcolo della pena.

Massimo Carminati potrebbe non tornare più in carcere, mentre Salvatore Buzzi è pronto a ricorrere in Cassazione. E’ il dato che emerge dopo la sentenza del processo di appello bis per il Mondo di Mezzo. I giudici, al termine di una camera di consiglio durata oltre quattro ore, hanno disposto una ventina di condanne nel procedimento nato dalla decisione della Cassazione che, nell’ottobre del 2019, ha fatto cadere l’accusa di associazione mafiosa riconoscendo però l’esistenza di due organizzazioni criminali distinte dedite anche alla corruzione di pubblici funzionari e amministratori locali.

La Suprema corte ha quindi rimandato gli atti a piazzale Clodio per il riconteggio delle pene. Nel primo processo di appello, nel settembre del 2018, Carminati era stato condannato a 14 anni e mezzo e Buzzi a 18 anni e 4 mesi col riconoscimento per entrambi dell’aggravante di mafia. Tredici imputati hanno ottenuto di concordare la pena. Tra loro l’ex consigliere regionale Luca Gramazio per una pena definitiva a 5 anni e 6 mesi, per Franco Panzironi 3 anni e 6 mesi. Per Riccardo Brugia 6 anni mentre per Fabrizio Franco Testa 5 anni e 6 mesi, Matteo Calvio 5 anni e 7 mesi, Paolo Di Ninno 3 anni 8 mesi e 10 giorni, Alessandra Garrone (moglie di Buzzi) 2 anni 9 mesi e 10 giorni, Claudio Caldarelli 4 anni e 5 mesi. Assolti, invece, Angelo Scozzafava e Antonio Esposito.

Alla lettura della sentenza era presente la sindaca Virginia Raggi. Al momento nei confronti di Carminati non sono arrivati nuovi provvedimenti restrittivi da parte della Corte d’Appello o della Procura ed è stato disposto l’obbligo di dimora. Nelle motivazioni della Cassazione si afferma che appare evidente, dalla sentenza di secondo grado, che non risulta affatto il ruolo di Massimo Carminati quale terminale di relazioni criminali con altri gruppi mafiosi. Nessun ruolo era gestito da Carminati con settori finanziari, servizi segreti o altro. Per gli ermellini era Buzzi a tessere la sua rete nei municipi e nelle giunte a furia di mazzette, cene e promesse di assunzioni.

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