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Ambulanti protestano in catene contro le chiusure

Abulanti
Ambulanti dei mercati torinesi si incatenano in segno di protesta contro la chiusura nella piazza del mercato di Porta Palazzo, Torino, 23 marzo 2021. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

TORINO – La rabbia degli ambulanti di generi extra alimentari, in piazza a Torino per il secondo giorno consecutivo, è il grido di chi, in zona rossa, si sente l’ultima ruota del carro. Dopo il sit-in davanti alla Prefettura, tocca oggi al mercato di Porta Palazzo, il più celebre di Torino, ospitare la protesta.

Mercatali, ambulanti e battitori alzano le catene dai polsi fino all’altezza del collo simulando un’impiccagione. “Tra un po’ le stringeremo qui intorno”. L’esasperazione si traduce in questa frase e in questo gesto forte. Manifesteranno ad oltranza per chiedere di tornare a lavorare e per “non morire di fame”. Oggi si sono incatenati nello stesso luogo dove per anni hanno montato i loro banchi, il mercato di Porta Palazzo, per protestare contro i divieti. Goia, Ubat, Aapiscat sono alcune delle sigle che rappresentano oltre 11 mila ambulanti in Piemonte. C’è chi di solito smercia, abiti, intimo, che all’aperto non può essere venduto, nei negozi invece si. Sono disperati, ma allo stesso tempo determinati a lottare. Si dicono “pronti a tutto” perché se “il governo vuole cancellare la nostra categoria noi glielo impediremo”, urlano. Altre manifestazioni, “spontanee e a sorpresa”- annunciano – saranno organizzate nei prossimi giorni. “Provate a mettervi nei nostri panni – dice in lacrime una commerciante -Se il vostro datore di lavoro un bel giorno arriva e vi dice che non avete più un lavoro, cosa fareste? Come paghereste affitti e mutui?”. “Non sappiamo più a chi rivolgerci”, aggiunge un suo collega. Queste sono le catene che ci ha messo il governo”

Perché non viene detto che nei supermercati, al chiuso, ci sono assembramenti e i rischi sono molto alti? – protesta Giancarlo Nardozzi, presidente nazionale del sindacato Goia (Gruppo Organizzato di Imprese Autonomo) – Ci trattano come se fossimo l’ultima ruota del carro, ma anche noi abbiamo diritto al lavoro. Abbiamo i magazzini vuoti o con la roba di due anni fa. Poi andiamo su internet e vediamo che vengono veduti i nostri stessi prodotti”. “Lavoro, lavoro”, urlano battendo le catene. Domani saranno nuovamente a Porta Palazzo. Ancora legati tra di loro dalle catene


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Ezzelino da Montepulico


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