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Italia quasi tutta vaccinata, ritorno alla normalità ad agosto

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ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA . Un nuovo studio realizzato da Istituto Superiore di Sanità, ministero della Salute e Fondazione Kessler prova a far chiarezza sulle tempistiche per il ritorno alla normalità post Covid dell’Italia. Come riporta il ‘Corriere della Sera’, secondo questo studio, su cui pesano le due incognite legate alla durata dell’immunità e alle varianti Covid, è ipotizzabile una ripartenza dell’Italia verosimilmente nel mese di agosto.

Queste le condizioni: riportare nel più breve tempo possibile i contagi alla quota di 50 ogni 100 mila abitanti a settimana (oggi sono oltre 4 volte tanti), vaccinare 500 mila persone al giorno e riaprire gradualmente mantenendo l’Rt a 1 così da bilanciare l’allentamento delle misure con l’effetto vaccini.

Secondo lo studio, in base al migliore scenario, se le vaccinazioni procederanno a ritmo sostenuto (cioè almeno mantenendo il ritmo attuale), la campagna vaccinale in Italia potrebbe chiudersi nell’arco di 13 mesi totali, cioè per l’inizio del 2022.

In questa situazione, le misure di contenimento potrebbero essere eliminate del tutto in 12 mesi (sempre a inizio 2022). Bisognerà attendere 18 mesi, invece, per arrivare in Italia a una situazione di “zero Covid” (due settimane senza contagi).

Il nodo vaccini
Il primo nodo è legato alle vaccinazioni: l’ipotesi è che si riesca a somministrare 4 dosi di vaccino al giorno per ogni 1000 abitanti, che si arrivi a coprire il 75% della popolazione, che le fasce deboli siano protette prioritariamente, che i vaccini prevengano sia la malattia che l’infezione e che la loro protezione duri almeno un paio di anni. L’obiettivo è arrivare a vaccinare il 75% della popolazione entro luglio. Ma bisogna accelerare.

Nel caso in cui le vaccinazioni dovessero procedere, invece, al ritmo di 2 dosi al giorno per ogni 1000 abitanti, la campagna vaccinale si chiuderebbe in 2 anni e per allentare totalmente le misure di contenimento bisognerebbe attendere 21 mesi.

Per quanto riguarda l’effetto del farmaco, se questo scomparisse nell’arco di un anno o dopo 6 mesi, tra pochi mesi (entro la fine dell’anno) serviranno nuove misure di contenimento forti, al fine di evitare la ripartenza del virus. Anche con questo scenario, il ritmo delle vaccinazioni sarà decisivo.

L’altro aspetto fondamentale è legato alla protezione dei vaccini dalla malattia e/o dall’infezione: se i vaccini proteggessero solo dalla malattia, bisognerebbe mantenere a lungo le misure di contenimento, anche se non nelle forme più strette.

Il nodo varianti
Un altro nodo riguarda le varianti: lo studio ipotizza che queste possano far aumentare la trasmissibilità del coronavirus dal 20% all’80% in più rispetto al virus originario. Con un’ipotesi di maggiore trasmissibilità superiore al 20%, sarebbe complicato raggiungere l’ipotesi “zero Covid” in 2 anni.

Anche in presenza di un virus più potente (con una maggiore trasmissibilità fino al 60%), però, in presenza di una forte campagna di vaccinazione, si potrebbe comunque allentare le misure di contenimento quasi completamente dopo 14 mesi.

conclusioni degli studiosi
L’aspetto fondamentale sottolineato a più riprese dagli studiosi è la capacità di realizzare una campagna di vaccinazione adeguata, cioè con 4 dosi al giorno ogni 1000 abitanti, a cui bisogna aggiungere il recupero del tempo fino ad ora perso. Nel caso in cui si verifichi questa condizione, ci si può attendere il ritorno a uno stile di vita identico a quello pre pandemia nel giro di 7-15 mesi a partire dallo scorso gennaio nella maggior parte degli scenari.


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Ezzelino da Montepulico


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