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Papa Francesco sulla scia di Carola e Greta, si preoccupa per migranti e clima

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Papa Francesco

Papa Francesco torna ancora una volta sui due suoi principali cavalli di battaglia, i migranti e il clima, due problemi della società che poco hanno a che fare con la religione. Ma si sa ormai che Bergoglio parla più come un capo politico che come capo ella Chiesa cattolica, un ruolo che evidentemente giudica secondario.

Questa volta Bergoglio si esprime chiaramente nella prefazione da lui firmata a un testo operativo del Dicastero per lo Sviluppo integrale sulla nuova emergenza sociale. parole d’ordine, accogliere, proteggere e integrare chi fugge dalla propria terra a causa delle crisi del clima sempre più frequenti e gravi in diverse parti del mondo. Un numero crescente di persone costrette a fuggire dalla propria terra a seguito di disastri climatici e ambientali sono una categoria particolare di migranti identificati con il neologismo di sfollati climatici in un opuscolo di orientamento pastorale curato dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Dice il Pontefice: «Per cominciare, propongo di riprendere la famosa frase pronunciata da Amleto, essere o non essere, e di trasformarla in vedere o non vedere, questo è il problema!»

La sfida dei migranti esiste in modo drammatico e non si può risolverla ignorandola. A cominciare con il voler capire questo fenomeno provocato non più soltanto dalla povertà e dalle guerre, ma anche dai cambiamenti climatici che mandano segnali sempre più frequenti e inquietanti. Se il Covid ha colto l’umanità quasi di sorpresa e perciò impreparata, non si può ripetere lo stesso errore di fronte al degrado crescente della natura.

La prima cosa da fare – secondo Francesco – è quella di vedere gli sfollati climatici divorati dalle condizioni impossibili di vita nel territorio d’origine causate dai fenomeni distruttivi naturali. Vedere per Francesco vuol dire accorgersi di gente che ha bisogno di aiuto, non far finta di vedere non facendo nulla di efficace nella misura delle possibilità di ciascuno. Con gli sfollati climatici (attualmente 30 milioni ma in aumento con l’inquinamento) non ci si può contentare di disquisire travedere e non vedere senza passare a dare una mano, a costo di qualche nostro disagio. Impegnarsi per questa porzione di umanità è come impegnarsi a riparare una parte del mondo che sta andando in pezzi. Risolvere la questione immigrazione è un problema di tutti e non si può pensare di cavarsela addossando la responsabilità della loro condizione di bisogno agli immigrati .Nessuno si fa migrante per turismo.

Molti tra coloro che fuggono da disastri climatici vengono‘ divorati’ da condizioni che rendono impossibile la sopravvivenza. Costretti ad abbandonare campi e coste, case e villaggi, fuggono in fretta portando con sé solo pochi ricordi e averi, frammenti della loro cultura e della loro tradizione. E se ci educhiamo a vedere davvero questa umanità sofferente sarà normale accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Sono tutti verbi che corrispondono ad azioni adeguate.

Si tratta di un severo ammonimento del Papa ai Governi dei Paesi ricchi, che dovrebbero preoccuparsi di questi problemi, ma anche di un invito esplicito alle popolazioni colpite a spostarsi in cerca di migliori condizioni di vita. Francesco sulla stessa linea di Carola Rackete e Greta Thunberg. Dopo la lettera di compiacimento a Luca Casarini e l’appoggio all’azione delle Ong, adesso sotto esame della magistratura, un’altra perla del Papa argentino.

Le sue parole certamente metteranno in moto le varie Ong che cercheranno così nuove occasioni di «soccorso» a questi nuovi migranti individuati da Papa Francesco, ma temiamo che metteranno in moto (e forse già lo sono) tutte quelle organizzazioni che lucrano sul traffico di esseri umani. E se quest’ipotesi si avverasse, le apprezzabilissime intenzioni di Bergoglio si realizzerebbero in una direzione da lui certamente non voluta.


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Ezzelino da Montepulico


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