Pensioni: le morti di anziani per Covid alleggeriscono il bilancio Inps
Le morti per Covid hanno colpito in massima parte gli anziani, con età superiore ai 70 anni, e quindi titolari di pensioni. L’effetto delle politiche impostate dal governo giallorosso ha provocato un effetto malefico sulla salute e sull’economia, ma ha notevolmente alleggerito i conti pensionistici dell’Inps a causa del record di morti di anziani pensionati da Covid nel 2020. E c’è chi pensa che questo effetto sia una conseguenza non voluta, ma non troppo.
Il 2020 in Italia, complice la pandemia da Sars-Cov2, è stato un anno record per i decessi che considerando tutte le cause di morte è il più elevato dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi. Rispetto alla media registrata tra il 2015-2019, pari a 645.619, si è verificato un «eccesso di mortalità» di 100.526 unità, (il 15,6% in più), delle quali 75.891 sono state ufficialmente attribuite al Covid-19 tra febbraio e il 31 dicembre 2020 secondo i dati registrati dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss).
L’eccesso di mortalità ha inciso prevalentemente sulla popolazione più anziana mentre per quella più giovane, sotto i 49 anni, si è registrato addirittura un decremento probabilmente dovuto ai vari lockdown che hanno implicitamente diminuito gli incidenti stradali e gli infortuni sul lavoro. Tutto ciò ha avuto notevoli effetti sulle pensioni Inps con conseguente cancellazione di numerose pensioni proprio a causa della morte degli anziani.
Volendo stimare una quantificazione degli effetti finanziari, si è proceduto a escludere dai 100.527 deceduti in più, i soggetti con età inferiore ai 65 anni per cui si sono considerati solo i 96.818 deceduti, quasi certamente già pensionati, con età uguale o superiore a 65 anni, pari 96,3% dell’eccesso di mortalità complessiva, che l’Istat e l’Iss pubblicano suddivisi in due gruppi senza distinzione di genere: il primo dai 65 ai 79 anni con 20.110 deceduti e il secondo da 80 e più anni con 76.708 deceduti.
Per calcolare gli effetti finanziari della minore spesa pensionistica, a questi anziani è stato attribuito il reddito pensionistico medio annuo lordo pubblicato dall’Inps nel Casellario dei pensionati e a questi gruppi sono state applicate le probabilità che la pensione della persona deceduta possa aver dato luogo a una pensione di reversibilità, cui è stata applicata un’aliquota media di reversibilità nell’ipotesi dell’esistenza o meno di reddito proprio del coniuge superstite, oltre a tener conto della differenza media di età tra i coniugi.
La riduzione della spesa pensionistica così calcolata per il 2020, pari a 1,11 miliardi di euro, è stata proiettata per il decennio 2020-2029 sulla base delle aspettative di vita rilevata dalle tavole di mortalità Istat 2019, nell’ipotesi, molto realistica, che le persone decedute in anticipo rispetto al normale andamento della mortalità, hanno perso numerosi anni di vita.
Sulla base delle tavole di mortalità Istat 2019, un anno libero dalla pandemia, gli anni di vita potenzialmente persi a causa della premorienza dai 96.818 ultra 64enni deceduti in più sono in media circa 13 anni per i 20.110 morti con 65-79 anni di età e in media circa 7 anni per i 76.708 morti con 80 e più anni. E’ stata inoltre stimata la sopravvivenza statistica dei coniugi superstiti.
L’entità della minore spesa pensionistica complessiva nel decennio 2020-2029 al netto delle nuove reversibilità, è risultata per il bilancio dell’Inps di circa 11,9 miliardi di euro; a queste minori spese per le pensioni (risparmi nelle uscite per prestazioni) si dovranno aggiungere quelle relative al 2021, una volta resi noti i dati per genere e classe di età dell’eccesso di mortalità complessiva rispetto alla media 2015-2019.