Unimpresa: oltre 10 milioni di italiani sono a rischio povertà
ROMA – Si allarga sempre di più il perimetro delle persone a rischio povertà, in situazioni instabili o economicamente deboli amplificati in questo anno di pandemia. Il quadro, in zone rosse e arancioni, è fatto dal Centro studi di Unimpresa, si riferisce a fine 2020 e conta oltre 1,2 milioni di soggetti in più rispetto all’analisi relativa al 2015, con una crescita significativa del 13%.
Secondo Unimpresa la crisi ha allargato la soglia delle persone in difficoltà. Ai 4,1 milioni di disoccupati si sommano i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (776 mila persone) sia quelli a orario pieno (1,9 milioni). Vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (711 mila), i collaboratori (225 mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,7 milioni). Questo gruppo di persone occupate con un futuro basato sulla parola incertezza, ammonta complessivamente a 6,3 milioni di unità.
Persone spiega Unimpresa che vivono sull’orlo del baratro, sempre più vicini alla povertà. Urgente l’arrivo dei sostegni Per evitare che questa area di disagio sociale cresca ancora di più, sostiene il vicepresidente di Unimpresa, Salvo Politino, bisogna andare ben oltre quei 32 miliardi di euro stanziati con il decreto Sostegni, che non bastano, e questo il governo di Mario Draghi deve capirlo rapidamente: la nostra sensazione è che, nonostante l’indiscussa competenza delle figure chiamate a ricoprire gli incarichi più alti in questo esecutivo, non ci sia il necessario contatto con la realta’. C’è un fattore tempo che è fondamentale: lo scostamento di bilancio era stato approvato a dicembre, il decreto che stanzia quei fondi è del 19 marzo e i primi bonifici, assicura il governo, dovrebbero arrivare intorno alla metà di aprile. Vuol dire, conclude, Salvo Politino, oltre 100 giorni per un pacchetto di aiuti che, in ogni caso, risponde solo parzialmente alle drammatiche esigenze che stiamo affrontando” aggiunge il vicepresidente di Unimpresa, secondo il quale occorre mettere le imprese in condizione di trattenere i lavoratori e di tornare a crescere per assumere, solo così non avremo più poveri nel nostro Paese.
Dati superiori al 2015 Secondo il Centro studi dell’associazione, che ha elaborato dati dell’Istat relativi al 2020, l’area di disagio sociale in Italia comprende 10 milioni e 406 mila persone. Il dato è superiore al quello di un’analoga rilevazione del 2015, quando il totale degli italiani in difficoltà si era attestato a quota 9,2 milioni. Più nel dettaglio, si tratta di 4 milioni e 8 mila disoccupati a cui vanno aggiunti 6 milioni e 398 mila occupati in situazioni critiche. Per quanto riguarda 4 milioni e 8 mila disoccupati, gli ex occupati sono 1 milione e 127 mila, gli ex inattivi 571 mila, i soggetti senza esperienza di lavoro 2 milioni e 310 mila. Quanto ai 6 milioni e 398 mila occupati considerati in condizione precarie o economicamente deboli, si tratta di 776 mila soggetti con contratti di lavoro a termine part-time, 1 milione e 955 mila persone con contratti a tempo determinato full-time, 2 milioni e 731mila addetti con contratti a tempo indeterminato part-time involontario, 225 mila soggetti con semplici contratti di collaborazione e 711mila autonomi part-time.