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Terrorismo: Francia protegge ancora assassini, afferma Sabbadin, figlio vittima Pac

ROMA – Mi ricordo un capodanno infernale: l’allora presidente brasiliano Lula aveva deciso di non estradare Cesare Battisti. Sono caduto nello sconforto, un’altra ferita in una lunga vicenda che mi ha segnato significativamente, in cui ho sempre cercato verità e giustizia in nome di mio padre. Ora, a distanza di anni, Lula si scusa. Che dire? Se ha capito di essersi sbagliato su Battisti, meglio tardi che mai. Accetto le scuse. Ma vorrei che anche la Francia facesse i suoi passi». La Francia invece sembra seguire ancora la vecchia dottrina Mitterrand, il Presidente socialista che pose il veto all’estradizione dei terroristi rossi.

Così Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso il 16 febbraio 1979 a Santa Maria di Sala (Venezia) dai membri del gruppo Proletari Armati per il Comunismo, commenta all’Adnkronos le scuse da parte dell’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva per non aver estradato Cesare Battisti, consegnato poi all’Italia da Jair Bolsonaro al governo gialloverde.

Adriano Sabbadin prova rabbia e rammarico pensando che «la Francia dà ancora protezione a degli assassini». La mancata estradizione verso l’Italia, prima dello scadere della prescrizione, di Luigi Bergamin, compagno di lotta di Cesare Battisti nei Pac, condannato in via definitiva a 17 anni e 11 mesi per l’omicidio di Lino Sabbadin, non gli va giù. «Quello che abbiamo provato noi figli nel vedere nostro padre a terra esanime in una pozza di sangue, il ricordo della mamma con il grembiule che indossava bianco da lavoro inzuppato di sangue, sono ricordi indelebili. Non li potrò mai cancellare. C’è voluta una vita, abbiamo lottato a lungo, per l’estradizione di Cesare Battisti. La nostra politica ha fallito ancora una volta non riuscendo a portare a casa gli altri, coloro che avrebbero dovuto scontare pene nelle nostre carceri. E ritengo il governo francese responsabile», conclude Sabbadin.


KULANKA

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