
Morte Martina Rossi: appello bis, la parola agli avvocati difensori

FIRENZE – C’è stata una nuova udienza, stamani 14 aprile, al processo d’appello bis per la morte di Martina Rossi, studentessa genovese di 19 anni precipitata la notte del 3 agosto 2011 dal sesto piano di un albergo a Palma di Maiorca, dove era in vacanza con le amiche. Sul banco degli imputati, accusati di tentata violenza sessuale di gruppo, ci sono i due 29enni di Castiglion Fibocchi (Arezzo), Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.
Il processo è ripartito con le repliche dei difensori. È probabile che i legali chiedano che venga riaperta l’istruttoria e che vengano sentiti i testimoni che negli altri gradi di giudizio non furono ascoltati. Come la testimone oculare Francisca Puga. Il procedimento – qualora fossero rigettate le richieste delle difese – si potrebbe concludere con la sentenza il 28 aprile. Il reato contestato ai due 29enni di Castiglion Fibocchi, per il quale il sostituto procuratore generale Luigi Bocciolini, lo scorso 7 aprile, al termine della sua requisitoria, ha chiesto la condanna dei due a tre anni di reclusione, si estinguerà per prescrizione nella prossima estate.
Albertoni e Vanneschi sono accusati di aver tentato lo stupro della ventenne di Genova che, all’alba del 3 agosto 2011, di ritorno da una serata in discoteca, perse la vita cadendo dal sesto piano dell’hotel Santa Ana a Palma di Maiorca, dove si trovava in vacanza con delle amiche. Secondo la ricostruzione dell’accusa, la notte tra il 2 e il 3 agosto Martina salì in camera dei due giovani perché nella sua le amiche erano in compagnia degli altri due ragazzi della comitiva di aretini e avevano formato due coppie. All’alba Martina precipitò dal balcone della stanza 609, quella dei due giovani, per sfuggire, sempre secondo l’accusa, a un tentativo di stupro. Dopo indagini in Spagna dove il caso fu archiviato come suicidio, i genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo, hanno lottato a lungo per far riaprire il caso.
In primo grado ad Arezzo il 14 dicembre 2018 i due imputati vennero condannati a 6 anni di reclusione per tentato stupro e morte in conseguenza di altro reato (poi estinto per intervenuta prescrizione). Il 9 giugno 2020 la Corte d’appello di Firenze aveva assolto Albertoni e Vanneschi perché il fatto non sussiste. La Suprema Corte di Cassazione, lo scorso 21 gennaio, ha annullato la sentenza di assoluzione disponendo un nuovo processo per i due imputati come aveva sollecitato, nel corso della requisitoria, il sostituto procuratore generale Domenico Seccia e accogliendo i ricorsi presentati dalla procura generale di Firenze e dalla parte civile.
