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Natale 2025
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Superlega perde pezzi: gli inglesi escono. Agnelli e Juve disorientati

Superlega Perde Pezzi
I tifosi inglesi manifestano contro la Superlega

ROMA – Sconfitta dallo sdegno popolare, la Superlega di Florentino Perez e Andrea Agnelli sta perdendo i pezzi. E anche la faccia. A 48 ore dal comunicato che annunciava trionfalmente la nascita del progetto che avrebbe dovuto cambiare il calcio, i cosiddetti soci fondatori si ritrovano abbandonati dai club inglesi, che dovevano essere la colonna portante: Manchester City e Chelsea hanno rinunciato, spinti anche dai propri tesserati, timorosi di essere squalificati e cancellati dalle loro nazionali. Ma anche Arsenal e Manchester United sembrano sul punto di fare il clamoroso passo indietro. Mentre Liverpool e Tottenham sembrano morsi dal dubbio, anche se, per ora, non hanno fatto annunci. Dunque, dopo il «no, grazie» di Paris Saint Germain e Bayern Monaco, rischiano di restare in ballo solo gli spagnoli del Real Madrid, Atletico e Barcellona e gli italiani di Juve, Milan e Inter. Dove vanno? Da soli contro il resto del mondo.

JUVENTUS – Non è tutto: lo stesso Barcellona non è così sicuro di far parte della ricca brigata. L’adesione del club è condizionata dall’approvazione dei soci, che saranno chiamati ad esprimersi al riguardo. Ma dopo tante defezioni è difficile che i catalani continuino a condividere , l’ideona con i madrileni, rivali da sempre. E i club italiani? Andrea Agnelli e la Juve non stanno facendo una bella figura. Ai bianconeri vengono rimproverate molte cose, non ultima quella di aver scelto di essere qualificati d’ufficio per il grande torneo, visto chge potrebbero essere estromessi dalla Champions non arrivando nemmenio quarrti. Che cosa direbbe l’avvocato Gianni Agnelli a suo nipote? Che le battaglie si annunciano solo dopo averle vinte. Piortare le aziende all’estero è stata, sul piano industriale e finanziario, una scelta conveniente per l’ex Fiat. Ma il calcio è difficile da toccare. E da esportare. Perchè se togli la passione della gente che cosa resta? Un affare da 3 miliardi e spiccioli di una banca americana? E se tutti ti isolano e si sfilano?

BORIS JOHNSON – «La decisione del Chelsea e del Manchester City di abbandonare sul nascere il progetto Superlega è giusta e mi complimento con loro». Lo scrive stasera il premier britannico Boris Johnson via Twitter, non senza insistere nella richiesta che pure le altre società scissioniste, in particolare le 4 inglesi rimaste (Manchester United, Liverpool, Arsenal e Tottenham) si ritirino. «Io spero – conclude il primo ministro Tory – che anche gli altri club coinvolti nella Superlega europea ne seguano le orme». Anche il presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin, ha accolto con favore la decisone del club inglese di ritirarsi dal progetto Superlega.

FLORENTINO PEREZ – La giornata si era sviluppata tra l’esecutivo Uefa, con Ceferin che ha prova a tendere la mano invitando i presidenti di alcuni club, inglesi principalmente, a cambiare idea, e Florentino Perez che indicava nella Superlega la via per salvare il calcio, mentre veniva ribadita la contrarietà della Fifa, col presidente, Gianni Infantino, che annunciava che i club ne pagheranno le conseguenze. Superato, si fa per dire, lo choc del comunicato dell’altra sera, il pallone (e non solo) fa muro. Anche se un tribunale di Madrid – ribadendo quanto già successo anni fa con l’Eurolega e quanto detto dall’avvocato Pierfilippo Capello sulle controversie legali – ha emesso una misura cautelare che impedisce alla Fifa, all’Uefa, alla Liga spagnola e alle federazioni calcistiche nazionali di prendere provvedimenti contro i club che hanno annunciato l’adesione alla Superlega. Una richiesta preventiva, che però si scontra con la realtà: quella rivolta popolare che, più di ogni decisione disciplinare, farà naufragare un progetto nato contro tutti.


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Paulo Soares

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