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Fedez e Salvini: lite sul Concertone. E conquistano la scena nel giorno sbagliato

Fedez

Si sentiva la mancanza di una nuova polemica, ossia quella esplosa nelle ore del Concertone del Primo maggio 2021 fra Fedez, che ha accusato la Lega di averlo censurato avendo preteso che la Rai (che però ha smentito) avesse chiesto di conoscere in anticipo il testo del suo intervento dal palco. Matteo Salvini ha detto che non si può usare a fini personali un evento che costa agli italiani, attraverso il canone radiotelevisivo, circa 500mila euro. Il problema? Il rapper sostiene il Ddl Zan, con continui battibecchi con i leghisti, quindi l’occasione avrebbe potuta essere sfruttata per portare avanti la campagna. Morale? Hanno vinto tutt’e due, a loro modo, Fedez e Salvini, che hanno ottenuto di far parlare di sè anche quando, onestamente, l’attenzione era rivolta ad altro, cioè a una festa del lavoro (che non c’è) e allo spettacolo. Il capolavoro? Conquistare la scena quando si doveva parlare d’altro: soprattutto della sofferenza di chi ha perso il lavoro, o non ha potuto lavorare, durante la pandemia.

Ad avviare il dibattito è Fedez, che – su Instagram – denuncia come il suo intervento sia stato sottoposto ad approvazione. Da settimane il rapper sostiene il Ddl Zan, con continui battibecchi con la Lega e Salvini. «E’ la prima volta che mi succede di dover inviare il testo di un mio intervento perché venga sottoposto ad approvazione politica, approvazione purtroppo che non c’è stata in prima battuta o meglio, dai vertici di Rai3 mi hanno chiesto di omettere dei partiti e dei nomi e di edulcorare il contenuto. Ho dovuto lottare un pochino, ma alla fine mi hanno dato il permesso di esprimermi liberamente. Come ci insegna il Primo Maggio, nel nostro piccolo dobbiamo lottare per le cose importanti. Ovviamente da persona libera mi assumo tutte le responsabilità e le conseguenze di ciò che dico e faccio».

Matteo Salvini

Attraverso un comunicato, la Lega aveva messo le mani avanti: «Se Fedez userà a fini personali il concerto del 1 maggio per fare politica, calpestando il senso della festa dei lavoratori, la Rai dovrà impugnare il contratto e lasciare che i sindacati si sobbarchino l’intero costo dell’evento». La replica: «Questo comunicato, prima ancora che io salga sul palco, è da brividi. Un artista può esprimere liberamente le sue idee su un palco? O deve passare al vaglio della politica?».

Quindi interviene la Rai. Scrivendo: «Rai3 e la Rai sono da sempre aperte al dibattito e al confronto di opinioni, nel rispetto di ogni posizione politica e culturale. E’ fortemente scorretto e privo di fondamento sostenere che la Rai abbia chiesto preventivamente i testi degli artisti intervenuti al tradizionale concertone del Primo Maggio, per il semplice motivo che è falso, si tratta di una cosa che non è mai avvenuta».

E ancora: «Né la Rai né la direzione di Rai3 hanno mai operato forme di censura preventiva nei confronti di alcun artista del concerto – continua il comunicato -: la Rai mette in onda un prodotto editoriale realizzato da una società di produzione in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil, la quale si è occupata della realizzazione e dell’organizzazione del concerto, nonché dei rapporti con gli artisti. Il che include la raccolta dei testi, come da prassi. La Festa del lavoro, come hanno ricordato nei loro interventi i segretari di Cgil, Cisl e Uil, è appunto una festa, vale a dire la celebrazione delle conquiste dei lavoratori e dei loro diritti, sanciti dalla Costituzione e dallo Statuto, di cui i sindacati si fanno custodi e paladini. Ed è proprio a quelle conquiste e a quei diritti, oggi minacciati da una pandemia mondiale che erode l’occupazione, che è dedicato questo Primo Maggio».

Potrebbe dinire qui. Invece no. Salvini scrive: «Il concertone costa circa 500.000 euro agli italiani, a tutti gli italiani, attravero la Rai, quindi i comizi “de sinistra” sarebbero fuori luogo. #1maggio #concertone». E Fedez controreplica: «Il suo partito ci è costato 49 milioni di euro. Io vado al concertone a gratis – scrive Fedez – e pago i miei musicisti che non lavorano da un anno e sul palco vorrei esprimermi da uomo libero senza che gli artisti debbano inviare i loro discorsi per approvazione preventiva da voi politici». Ecco fatto: lo show, anche fuori programma, è servito.



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