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Morto Burgnich, Roccia del calcio: funerali a Viareggio. E 50 anni fa se ne andava Picchi

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Il gol di testa di Pelè all’Italia nella finale Mondiale del 1970 a Città del Messico: a contrastarlo Tarcisio Burgnich, scomparso oggi, 26 maggio 2021, a 82 anni

FIRENZE – E’ morto Tarcisio Bugnich, la Roccia, terzino della grande Inter di Herrera e della nazionale di Valcareggi, protagonista della favolosa semifinale (4-3) con la Germania nei supplementari e della finale, persa, contro il Brasile di Pelè. E proprio lui, la Perla nera, segnò di testa nonostante fosse contrastato proprio da Burgnich. Quella foto è diventata famosa nel mondo e rese Burgnich, per così dire, eterno. I funerali si svolgeranno domani, 27 maggio, a Viareggio, alle 14,30, nella chiesa parrocchiale San Giovanni Bosco, nel quartiere Marco Polo. Ma c’è una straordinaria coincidenza con la morte di Burgniche, che cade esattamente a 50 anni di distanza dal suo compagno e amico all’Inter Armando Picchi, livornese, scomparso appunto il 26 maggio 1971.

Burgnicg, toscano e versiliese d’adozione, era invece friulano: nato a Ruda (Udine) il 25 aprile del 1939. Cresciuto nell’Udinese insieme a Zoff, Burgnich debuttò in Serie A a 20 anni con la maglia friulana e poi fu acquistato dalla Juventus, su indicazione di Boniperti, ma dopo aver vinto subito lo scudetto, fu ceduto al Palermo dopo una sola stagione. Nel 1962 l’approdo all’Inter di Helenio Herrera, per 100 milioni di lire, e l’inizio di una lunga storia d’amore in nerazzurro: 476 partite ufficiali, 7 reti, quattro scudetti, due Coppe dei Campioni e due Intercontinentali. Con la Nazionale 66 presenze, due gol (uno, indimenticabile, nel 4-3 alla Germania a Città del Messico), il titolo di campione d’Europa del 1968 e il secondo posto al Mondiale del 70, quando fu battuto da Pelé di testa ma, appunto, entrò nella foto che lo rese eterno.

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Il ricordo personale? Non avevo 18 anni, quando, cronista curiosissimo e impiccione, incrociai per la prima volta Burgnich a Coverciano, durante un raduno della Nazionale di Ferruccio Valcareggi: che sarebbe diventata campione d’Europa in quel favoloso 1968 e poi vicecampione del mondo in Messico nel 1970. Chiesi a Valcareggi di presentarmi a Burgnich (poi a Facchetti, a Riva e a tutti gli altri perchè, a parte i giocatori della Fiorentina, gli altri non li avevo mai visti). Il buon Ferruccio, per me davvero una sorta di bonario zio, lo chiamò in dialetto. E Burgnich si mise a disposizione, rispondendo alle mie domande. E facendomi fare un figurone con l’allora direttore di Stadio, Luigi Chierici, per il quale già collaboravo. Per questo, a distanza di 53 anni, non posso che rivolgere un pensiero grato a questo terzino, una Roccia, certo, ma anche una persona affabile e molto generosa. Ciao «Tarcio».
Sandro Bennucci
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