Migranti: Macron, illusorio pensare soluzione Ue a giugno
BRUXELLES – Il Presidente francese Macron, con grande senso di realismo, gela le aspettative espresse da Draghi e dalla Commissaria Johannson, la soluzione europea per i migranti è di là da venire.
«Mentiremmo a noi stessi se pensassimo che nel Consiglio di giugno risolveremo la questione migratoria nella sua totalità. I disaccordi sono ancora troppo profondi e l’argomento deve ancora essere preparato». Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron, al termine del Consiglio Europeo a Bruxelles. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, continua Macron, «ha descritto ieri sera la situazione nel Mediterraneo Centrale, che va degradandosi di nuovo. Anche il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha descritto la situazione alla frontiera con il Marocco. Abbiamo avuto una discussione molto preliminare sulle questioni migratorie, sulle quali torneremo nel Consiglio Europeo di giugno. Non ci sono state ieri sera – precisa Macron – e neanche nel bilaterale che ho avuto oggi con Mario Draghi discussioni su degli accordi di ripartizione intergovernativa. Per contro, abbiamo concordato di avere una discussione nel Consiglio di giugno e in cui cercheremo di avere delle conclusioni pratiche sulla dimensione esterna delle migrazioni . È un aspetto su cui – prosegue Macron – è realistico pensare che si possa arrivare ad una soluzione: parliamo di rapporti con i Paesi di origine e di transito dei migranti e di una migliore protezione per le nostre frontiere comuni. È importante – dice ancora – avere una discussione in giugno per avere meccanismi robusti e veramente comunitari, per non ricascare nella situazione che abbiamo avuto due anni fa, che mette molta pressione sui Paesi di primo arrivo. Si creano difficoltà nella ripartizione dei compiti, perché diventa una questione intergovernativa, quando invece dovrebbe essere comunitaria, in cui ognuno prende la sua parte di responsabilità. Il secondo punto sul quale abbiamo concordato è di avere un approccio partenariale alla questione libica».